(Les Acteurs de L’Ombre Productions) Guillaume Taliercio, bassista dei Cowards e chitarrista degli Eibon, ha ampliato i suoi orizzonti. La sua militanza in questa band francesi assestate nei paraggi dello sludge e del doom, anche con evoluzioni estreme, sta alla base della creazione di questo “Solstices”, lavoro composto tra il 2011 ed il 2014, ma solo ora capace di sfociare in una release piena di odio, di dissonanze, di estremo, di dimensione inospitale… di atmosfere maligne ma meravigliosamente proposte con un solenne banchetto di riff mid tempo semplicemente letali. Le sei lunghissime canzoni (tutte oltre i sette, oltre i nove o oltre i dodici minuti, tranne una) derivano -remotamente- dal doom, vantano pesanti influenze sludge, ma non manca una componente noise, non manca una derivazione blackned atmosferico, con una intensa esplorazione di scenari apocalittici… fino a dettagli che si spingono nell’industrial più oscuro. Provare a dar vita ad un simile incrocio di sottogeneri può portare solo a due risultati: il fracasso totale, o la dimostrazione dei una solida creatività umana. “Solstice” sicuramente appartiene alla seconda categoria, in quanto questa ora di estreme tonalità pesanti continua a fluttuare verso diverse direzioni disegnando un contorto frattale sonoro, il quale è tanto visivamente crudele, quanto geniale. Asfissia all’inizio di “Yesteryears”, un brano che all’improvviso diventa introspettivo e ancora più oscuro, con un’ottima chitarra ed una visione tragico marziale del sound di insieme tale da permettere evoluzioni ai confini del post black, e del psycho folk. Headbanging irresistibile con la breve “South of No North”, prima della meravigliosa “Oldborn”, un brano con teorie DSBM espresse in lacerante contesto sludge estremo, un brano che sa interrompersi per offrire parentesi teatrali ricche di tetra energia e devastante disperazione. Molto ben riuscita la cover di Burzum “Erblicket die tochter des firmament“, qui rivista con le sonorità black sludge che caratterizzano questo progetto, le quali esaltano una sintesi di oscura disperazione… un Burzum che un po’ ispira la conclusiva “Mestreguiral”, canzone priva di chitarre, allagata da una pioggia incessante e decisamente appartenente al mondo dungeon-dark ambient. Album intenso, ricco di ispirazione. Leggermente monotono nella seconda parte, ma la cosa è anche un po’ dovuta ai confini del genere di base. Indubbiamente Guillaume ha avuto una ottima idea e la collaborazione di Jordan Bonnet con il suo drumming organico e di Julien Henri (Cowards) con la sua voce straziante e seviziata ha dato una forma concreta a questa interessante e coinvolgente scintilla di follia musicale.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10