(Red Cat Records) Toscani, di Firenze, gli Upanishad nascono come gruppo punk, poi un EP e la voglia di registrare un album, entrando in studio per abbandonarlo ben prima della fine dei lavori perché la band si scioglie. Si riformeranno poi, registrano del materiale in presa diretta e due anni dopo, nel 2017, quell’esecuzione diverrà il primo album della band. Dagli inizi del 2000 a oggi, Upanishad diventa nel tempo una dimensione onirica, sospesa tra rock, crossover, sperimentazione e noise. C’è molto in “Crossroad” per quanto poi risulti scarno, sia nelle forme che nei suoni, tuttavia la band quando inizia una canzone è capace di prendere percorsi inattesi. “Crossroad” non è fisso nei propri schemi, neppure calato in labirinti o intrichi, ma risulta percorribile quanto una strada di notte, come un sogno che trasporta, come… qualcosa di indefinito, probabilmente! C’è della distanza tra una canzone e l’altra nella loro forma, ma tutte fanno parte dello stesso orizzonte. Le distorsioni sanno ferire e fare chiasso, “Connected” lesiona i timpani, “No Way Out” è psichedelia a basso regime, è ipnosi e divagazione. “This Room” ha qualcosa del grunge, ma ingloba il pop rock inglese degli anni ’60. Tuttavia ogni rotta, direzione e percorso della band è una totale e palese scelta di libertà, creando in tal modo un sound davvero personale.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10