(Comatose Music) Attivi dal 2011, questi quattro animali giungono al secondo album senza alcuna intenzione di farsi dei nuovi amici. Anzi! Sicuramente l’evidenziare quanta demenza regni tra la razza umana la quale consuma in forma parassita e rapace le risorse del pianeta, oggigiorno, non è un modo per farsi nuove ed influenti amicizie. Se poi si paventa l’esistenza di una dimensione parallela nella quale la suddetta umanità è schiava, un mondo nel quale ogni essere è imprigionato dalla nascita, con urla e lamenti totalmente ignorati, con corpi usati per coltivare nuove mostruosità, una dimensione dove l’unico sogno ed ambito obiettivo di ciascun individuo è una veloce e fugace morte… allora, diventa chiaro che amici gli inglesi Body Harvest non ne possono proprio avere. Tranne una cerchia di puri e duri, gli amanti di un death metal feroce, furioso, incalzante, incessante, devastante… ecco, quella ristretta congrega di eletti amerà “Parasitic Slavery” alla follia, in quanto si tratta di un album oscuro, pesante, veloce, con riff paragonabili a torture affiancati da veloci melodie sferzanti e malate. Dieci tracce, dagli invitanti titoli: “Global Decimation”, “Apocalyptic Abomination”, “Consumed by Tyrants” o “Darkness Descends”. Mai una giogia. Mai una pausa. Mai un rallentamento. Tirati all’inverosimile. Death metal scatenato con seducenti occhiolini verso una dimensione grind. Semplicemente superlativi: niente fronzoli, niente smancerie, niente giretti e riffetti ‘attira-hipster’. Quaranta minuti di frustate sulla schiena, di pugni in faccia, di sevizie disumane con linee vocali da catacomba che ricordano vagamente un Dani Filth consumato da una irreversibile raucedine. Blast beat all’ennesima potenza, distorsioni spinte oltre il limite. Brutti. Cattivi. Antipatici. Arrabbiati. Feroci. Incapaci di instaurare fraterne relazioni con il prossimo. Body Harvest: del sano e fottuto vero death metal!

(Luca Zakk) Voto: 8/10