(Transcending Obscurity Records) Il principio alla base del sound dei tedeschi Temple Koludra, è la fusione tra la spiritualità indiana e il black-death metal. Qualcosa di vagamente simile ai Nile, i quali però mischiano concetti culturali e filosofici dell’antica cultura egizia con il brutal e il death di stampo tecnico. Il piano d’espressione dei Temple Koludra è basato su di un’intrinseca, morbosa e torbida atmosfera che aleggia in tutto l’album. “Seven! Sirens! To A Lost Archetype” è blackened metal che oscilla tra sviluppi death e black, oppresso a tratti da synth che appesantiscono l’atmosfera oppure che contribuiscono a renderla affetta da mistero e orribili segreti. Un’ora di malvagità, mistero, di suoni sconcertanti e di voci sospese tra il growl e lo scream, con melodie che toccano tradizioni antiche e lontane o più semplicemente i recessi orripilanti dell’inferno. Un’ora, tantissima, ma scorre infondendo inquietudine all’ascoltatore. Non si sa molto su Temple Koludra che forse è una one man band o comunque con un referente principale che scrive il materiale e prende decisioni. Due EP, nel 2013 e nel 2019, ora il primo full length nel quale un suonare raw, fatto di solennità, maestosità e divagazioni, come l’acida e neo doom-black composizione “The Diadem Will Last”, di quasi nove minuti. L’aspetto mistico del messaggio è declamato con fare ruvido nei suoni ma attraverso un songwriting che sbucciato delle coltri fatte di distorsioni, synth ribollenti e ritmi roboanti – i pattern ritmici a volte hanno un fare tribale, aspetto non trascurabile nella resa dei pezzi – appare ordinato e fatto di sequenze piuttosto logiche. Un tocco di noise in giro, momenti ambient, molto brevi, o sopra i quali subentra una colata di pattern ritmici isterici e riff possenti e articolati, determinano un lavoro che apre le porte di un mondo che potrebbe essere l’inferno o una delle sue possibili manifestazioni riscontrabili nell’intero universo.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10