(Nuclear Blast Records) Vari cambi di line up scandiscono il ritmo dei Black Star Riders, ovvero l’evoluzione dell’ultima incarnazione dei Thin Lizzy post Phil Lynott. Ovviamente rimangono i fondatori Ricky Warwick e Scott Gorham, ma alle pelli c’è ora l’ex Black Label Society Chad Szeliga (al posto dell’ex Megadeth Jimmy DeGrasso), e all’altra chitarra Christian Martucci (Stone Sour) in sostituzione di Damon Johnson (ex Alice Cooper), mentre al basso prosegue Robbie Crane che prese il posto di Marco Mendoza già con il precedente album. Il loro hard rock rimane quello moderno, quello piacevole, quello energetico, lontano dagli sfarzi glam, ma subito convincente, adulto e molto ben suonato. Anche se la maggior parte delle composizioni è curata da Warwick, la band lavora compatta ed ormai sono tutti i membri che convergono nella stesura dei brani… e questo si sente marcatamente dalla forte maturità del sound, il quale risulta essere vero, sincero, pur restando concettualmente essenziale senza voler cercare l’extra, il refrain unico o la componente catchy; così facendo l’album cresce la sua espressività organica e risulta piacevole fin dal primo ascolto, quasi avvincente negli ascolti successivi, ma sempre suggestivo e piacevolmente rilassante. Intensa “Tonight The Moonlight Let Me Down”, catchy e caratterizzata da un ottimo sassofono. Incalzante e grintosa la title track, rockeggiante “Ain’t The End Of The World”, pesantezza dai tratti vintage su “Underneath The Afterglow”. L’impostazione vintage emerge nuovamente su “Soldier In The Ghetto”, mentre si rivela estremamente sensuale e riflessiva la power ballad “Why Do You Love Your Guns“. I ragazzi si scatenano con “Standing In The Line Of Fire”, mentre virano alla radio hit su “What Will It Take”. In chiusura la punkeggiante “In The Shadow Of the War Machine” e l’ispirazione southern di “Poisoned Heart“. Ottima prova, un album scorrevole e costantemente piacevole. Per i Black Star Riders il percorso prosegue: il loro rock continua ad essere rotondo e ben fatto, ma ormai non dimentica più quella polvere, quella sporcizia, quella radice grezza e rozza che innalza nettamente il livello dell’intero disco, della resa di ciascun brano! Album pieno di spontaneità e sferzante purezza!

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10