(Nuclear Blast) Quando esce un nuovo disco di una delle tue band preferite, e in particolare quando questa band si è evoluta nel tempo e ha, sostanzialmente, abbandonato le sonorità per le quali ti piaceva, è facile che tu vada in confusione. Ho raccontato la storia del mio rapporto con i Sonata Arctica recensendo il precedente album, “The ninth Hour”: senza dubbio, “Talviyö” (che significa ‘Notte d’Inverno”) va nella stessa direzione… il che, a mio parere, porta non solo lontano dal power metal (ma del resto oggi i Sonata si definiscono ‘melodic metal’), ma anche dal metal in generale! Tony Kakko e soci, oggi, suonano un melodic/prog dai toni rilassati, a tratti proprio distaccati e distanti (mi chiedo tra l’altro che reazione avranno i fans ai concerti…), fatto di finezze ma anche di passaggi autoreferenziali che appaiono poco funzionali alla struttura delle canzoni. Dove porterà questo? La opener “Message from the Sun” ha un ritmo sostenuto e dei buoni cori, ma le manca quel ‘quid’ per farsi davvero notare. Il primo singolo estratto, “Cold”, vanta un buon ritornello ma è lenta; il simbolo dei Sonata di oggi è il brano che dà il titolo all’imminente tour, “The Raven still flies with you”, un altro brano rilassato, con dei momenti solenni ma che a chi scrive appare, nel complesso, privo di mordente. Abbondano in scaletta i brani con un feeling progressive, come “Demon’s Cage” ma soprattuto “Whirlwind”, con dei passaggi centrali da Marillion dei tempi migliori… nella variegata scaletta trova posto anche “Ismo’s Got Good Reactors”, un curioso strumentale dal giro portante folk, che col resto non c’entra assolutamente nulla. E se anche il secondo singolo “A little less Understanding” è riciclato da brani passati, in tutto il disco premierei soltanto l’ultimo brano, la splendida “The Garden”, una ballad delicata e piena di sentimento. I Sonata Arctica hanno scritto pagine importanti della storia del power metal, ma oggi mi sembrano completamente fuori parte. È solo una fase, o l’ispirazione è finita in modo definitivo?

(René Urkus) Voto: 5,5/10