(Ván Records) Ahzari, voce, basso e chitarre, e V. alla batteria, creano un’atmosfera decadente e in certi momenti misteriosa nel black metal di questo nuovo album. Norvegesi, di Trondheim, i Saligia sono l’espressione della seconda ondata del black metal della nazione scandinava. L’album vede dei riff dalle sonorità strane: suoni compressi ma taglienti, a tratti impastati nella resa eppure non incapaci di avere un timbro caratterizzante. V. esprime un drumming insistente, di base, asciutto nei modi e nelle variazioni che comunque attua ottimamente lungo il corso dei brani. Terzo album operato in studio in maniera convincente, perché Ahzari e V. sono stati bravi a costruire delle atmosfere nei propri pezzi, suonando in maniera consistente e cioè con una buona varietà di riff e un comparto ritmico che fosse complementare alle andature e direzioni dei pezzi. “Malach Ahzari” ricorda i Mayhem degli anni 2000, forse anche alcuni momenti di “The Feather Of Ma’at”, con quelle esercitazioni di forza e maestosità nelle melodie, pur concedendo ai Saligia un modo proprio di suonare che sconfina addirittura in una fase semi-prog, per un pezzo dalla struttura articolata e variabile. “Vesaevus” è qualcosa di proprio, di individualmente inatteso nella marea di album black metal che si pubblicano ogni mese. Anche nelle fasi veloci i Saligia si dimostrano snelli e con una costruzione a più livelli dei pezzi, esibendo appunto linee ritmiche aderenti e solo a tratti distintive dal riffing e assoli che macinano note di fuoco. L’andante e ritmata “Poison Wine”, “Draining The Wall” vicina ai Darkthrone e la insolita “A Nuisance” con quel solo iniziale rock su un riff heavy-black, sono altri capitoli di devastanti di questa bibbia del black metal intitolata “Vesaevus”.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10