(Heavy Psych Sounds) L’acido domina. È radicato nel moniker, era nell’album di debutto omonimo e c’è anche nel titolo del secondo disco. E ogni dannato secondo del sound di questa band greca trasuda trip acidi, viaggi mentali, divagazioni ultraterrene, il tutto in un contesto pesantissimo, oscuro, doomy, fumoso, nebbioso, dannatamente fuzzy! La band, attiva da cinque anni, vanta tra l’altro una line up originale, in quanto il chitarrista Christos Babalis è il padre dell’altro chitarrista (e vocalist) Chris Babalis (anche fondatore della band con il bassista Dimosthenis Varikos), tanto che questa continuità generazionale e stilistica (padre del ’61, figlio del ’92) ha una vasta ispirazione ed offre radici storiche che odorano di riff a-la Iommi ma anche divagazioni con un gusto psichedelico più moderno, poi supportato da una sessione ritmica che evita di stagnare sui monolitici ritmi lenti e pesanti, ma arriva a sfiorare la doppia cassa. “Them” è ritmata e tuonante, ma resa diabolicamente eterea dall’impostazione del vocalist. “Tree of Woe” disegna melodie inquietanti su ritmiche lente e granitiche, scandite da linee di basso oscure. Ancora più paludosa “Tusks of Doom”, ma anche in questo brano le linee melodiche e gli assoli emergono con prepotenza, conducendo lentamente attraverso un groove inarrestabile coronato da un finale ricco di accenti, specie per quanto riguarda la batteria. Sound profondo e lacerante con i tempi rallentati di”Jack the Riffer”, mentre la conclusiva title track offre vari cambi tematici ed una chitarra che potrebbe appartenere anche al mondo death metal. Prima di immergersi nelle sonorità laceranti e pesanti da sparare a tutto volume, è la copertina autobiografica ed autoreferenziale ad aprire verso questo mondo dove la coscienza è massicciamente deviata, dove lo stato euforia di euforia ha spore infernale, il tutto in un assalto sonoro pieno di vibrazioni che porta ad una totale perdita della lucidità, negando qualsivoglia contatto con il mondo reale.

(Luca Zakk) Voto: 8/10