(Autoproduzione) Nonostante si definiscano power/prog metal, i Tanagra sono una delle band più puramente prog che mi capiti di ascoltare da anni: per il quintetto di Portland, Oregon, “Meridiem” è il secondo album. Dei sette brani in scaletta, solo uno scende sotto i sette minuti. Ad esempio la titletrack, da sola, se ne prende oltre undici: come si diceva, l’impianto è solidamente progressive, e il power si sente soltanto qui e lì, essendo il brano basato più su una certa tranquilla solennità che sulla velocità. È particolare l’interpretazione del singer Tom Socia, pacato ma sempre cristallino. Velocità per la breve “Sydria”, mentre “Silent Chamber” presenta prima quelle partiture intricate così tipiche dei Symphony X, e poi addirittura una sezione animata dal violino. Un power metal arcigno, che in certi passaggi si anima di tocchi estremi, esplode invece nella prima parte di “The hidden Hand”, che poi sfocia in un prog che ha anche forti richiami ai seventies. “Across the ancient Desert” si sposta verso l’extreme prog, offrendo una sezione ritmica veramente serrata e martellante; si chiude con i 14 minuti di “Witness”, brano veramente complesso, sostanzialmente diviso in due parti, con momenti cinematici di un certo spessore soprattutto nella sezione centrale, e un finale che sa di trionfo. Qualche prolissità non inficia la buona riuscita complessiva del disco.

(René Urkus) Voto: 7/10