(Subsound Records) Lili Refrain, chitarrista e performer italiana, ha un approccio molto personale alla musica. Usa la chitarra. Le percussioni. La voce. Loop sonori in tempo reale e nessun computer per generare i suoni. Le sue composizioni sono suoni sovrapposti, in una direzione minimalista che non ha un vero confine di genere: folk che diventa rock, che sfiora il blues, che tocca il metal, che esagera con la chitarra, che disperde con la voce. All’attivo ha altri tre album, l’ultimo dei quali “Kawax” (recensione qui) fu un’opera complessa, intensa, originale e pazza. Con “Ulu”, Lili Refrain torna seducente: una sola traccia divisa in tre capitoli (“Gula”, “Terra 2.0” e “Mul”) della durata di oltre i venti minuti, la quale esplora un folk di matrice apparentemente nordica. Ci sono legami con artisti quali i Wardruna, ma ci sono parentesi appartenenti ad un rock/metal schietto e diretto… fino all’assurda convergenza tra folk e shredding che porta quel folk lontano, anche oltre quell’origine apparentemente scandinava, tanto che ci sono momenti dal sapore esotico, forse leggermente medio orientale. Musica ambient sperimentale, ma legata indissolubilmente ad un ampio ventaglio di tradizioni, di leggende, di sogni, di concetti. Una registrazione spontanea nata prima di impegnarsi nella registrazione del quarto album il quale, dunque, già si preannuncia ricco di intensità. Un percorso psicologico emozionale che stimola percezioni alternative. Come l’artista stessa dichiara: ‘ULU è tutto quello che stiamo dimenticando’!

(Luca Zakk) Voto: 8/10