(Les Acteurs de L’Ombre Productions) Oscuri, vagamente mistici, potenti e rabbiosi. Vengono dall’Ucraina (formati da membri dei Goatflesh) ma si accasano in una delle migliori label, per questo tipo di sonorità, la quale pubblica il loro debutto su lunga durata, finora preceduto solo dal un EP “Tome I”, uscito nel 2017 ovvero un anno dopo la nascita del progetto. A dire il vero “Tome II” ha visto la luce lo scorso dicembre in forma indipendente e digitale, seguito da una cassetta limitata (a cura della Centuries of Human Rot due mesi fa), ma l’occhio vigile dell’etichetta francese non si è perso questa ottima perla di metal estremo, dandogli dunque nuova vita grazie ad una nuova pubblicazione su digipak e meritato vinile gatefold. Un black metal che ha molte similitudini con la corrente estrema francese (abituale territorio di caccia della label), ma anche un po’ con quella islandese, oltre a non nascondere quell’essenza blackned death tipica dell’est del continente; questo incrocio stilistico riesce a dar vita ad un blend molto interessante, ricco di dettagli e di evoluzioni con un incastro scenico molto ben riuscito. Subito velenosa ma anche molto drammaticamente melodica “Both of Me”: cambi repentini, linee vocali tetre, riff pulsanti, divagazioni sperimentali e vagamente post black. “Predominance” offre un lungo e funereo intro con i fiati, prima di esplodere in black forsennato, esplorando parentesi ricche di arpeggi che supportano un’atmosfera diabolica. Teatrale ma anche grintosa “Faith That Fades”, un brano con sublimi aperture dal sapore depressivo ed atmosferico. Melodie intense con “Thy Light Returneth”, brano con una chitarra solista favolosa. Eroica e guerrafondaia “When Birthgivers Recognize the Atrocity”, ricca di dettagli alternativi e sperimentali “The Unspoken Curse”, mentre la conclusiva “7. Abstract Life, Abstract Death” alterna furia cieca ad una intensità sensoriale avvolta in una oscurità lacerante esaltata dagli strumenti tibetani. Con una line up interessante la quale comprende la voce di Baal (batterista di Goatflesh e Peste Noire), la chitarra di Virus (ovvero A.K. dei Goatflesh), il basso di KGD (Kroda, Stryvigor) ed un paniere di ospiti selezionati, tra i quali il francese Lazareth (Ordo Blasphemus) ai fiati e Pavel Vit (Goatflesh) alle campane tibetane, i Grave Circles convincono da subito, emanando un’aura di oscurità esaltata da una dimensione spirituale perfettamente incrociata con potenza sonora travolgente.

(Luca Zakk) Voto: 8/10