(Avantgarde Music) Dalla gelida e musicalmente molto attiva Islanda, arriva con crudeltà il debutto dei Nexion, formazione attiva da quattro anni la quale annovera solo un EP pubblicato precedentemente. Nonostante il black islandese sia ormai uno stile ben definito, i Nexion seguono un loro personale percorso, il quale non disdegna quelle brulle sonorità tipiche delle band dell’isola nordica (ad esempio Sinmara o Misþyrming) ma vuole assolutamente aprirsi anche ad un black più tradizionale e, perché no, ad un death di pregiata fattura. Brani variegati, capaci di gelare l’animo con un black prettamente islandese, ma anche in grado di spronare poderoso headbanging o far sognare con divagazioni melodiche intense, dissonanti, fino a trame complicate e ricche di atmosfera decadente, rabbiosa, malata, sofferta. Furibonda ma complessa “Seven Oracles”, brano che esce dal black nordico per abbracciare teorie appartenenti a bands quali i Dark Fortress. Più criptica e contorta “Revelation of Unbeing”, ricca di glaciali melodie la tuonante “Divine Wind and Holocaust Clouds”. Suggestiva ma crudele “Sanctum Amentiae”, diabolicamente catchy “Utterances of Broken Throats”, votata ad una matrice marziale “The Spirit of Black Breath”. Capolavoro la conclusiva “The Last Messiah” (dedicata al filosofo norvegese Peter Wessel Zappfe), un brano incantevole, ricco di sentieri astratti, percorsi con irruenza e sublime vena poetica. Sette brani. Le sette teste di una bestia demoniaca che offre saggezza in cambio di cose alle quali non si vorrebbe rinunciare. Black. Mitologia. Potenza. Tecnica. Gelo. Un album intenso capace di crescere senza limite anche dopo innumerevoli ascolti.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10