(Season of Mist) Chi ha visto i Carach Angren dal vivo (come qualcuno della redazione QUI) testimonia quanto la band sappia tenere la scena con stile, classe e dominio del palco. Il connubio sonoro tra horror metal e symphonic, nonché il dark, nella band raggiunge vette ineguagliabili. Pur fiutando nelle pieghe del sound anche cose altrui (Cradle Of Filh, Lordi, Septicflesh, perfino i Cadaveria), i Carach Angren vanno ben oltre le influenze e i concetti stessi di horror metal. Loro infatti tessono comunque un sound personale e ogni elemento che vi inseriscono, si riduce a essere un fattore tra i tanti. Questo teatro sonoro fatto di tinte scure e atmosfere inquiete e inquietanti, appaiono potenti, melodiche, maestose, seducenti, costituendo così uno show che lascia lavorare la mente. La tribolata e meschina anima di Conrad Dippel, personaggio di una novella di Mary Shelley, l’autrice del noto romanzo “Frankenstein” che si dice si sia ispirata all’alchimista Johann Konrad Dippel per il personaggio del dottor Victor Frankenstein, viene messa in scena dai Carach Angren per essere dirottata in un album dove il metal è manipolato con sprazzi di industrial, blackened death metal, groove metal. Una band evoluta, che traspone la propria arte in tinte gotiche, oscure, barocche. Oscurità certo, ma i suoni… il basso perfettamente udibile, un drumming (troppo) piallato ma udibile nei suoi componenti e quel bilanciamento sapiente tra synth orchestrali e l’elettronica occasionale e ben dosata, che fronteggiano chitarre a tratti pallide, a tratti poderose. Canzone dopo canzone, il pathos della storia e non da meno della musica, si calibra su registri scorrevoli e al contempo maggiormente gotici, più sinfonici, più orridi e più horror/black. Canzone dopo canzone i Carach Angren diventano maestri di una materia sonora archetipa, letteraria e tradotta in una musica voluminosa, autorevole e da favola nera.

(Alberto Vutale) Voto: 8/10