copnahar(Avantgarde Music) Letale. Opprimente. Oscuro, oscenamente oscuro. Sei tracce che si condensano in un’unica fumosa esperienza ai confini tra il lato oscuro della terra, con sensazioni digitali, spaziali, senza tempo. Sono francesi, sono al secondo album (terzo se consideriamo un EP), ed il loro suono risulta sintetico, grezzo. Concetti atmosferici che vengono devastati da componenti black metal pure, schiette, furiose, intensificate da un growling/screming che trasuda sofferenza, decadenza, schiavitù mentale. E’ molto difficile identificare i singoli brani i quali si legano tra di loro, creando una costante trappola acustica, dove l’ascoltatore si perde in meandri di depravazione e tortura. Trovo geniali gli spunti ai confini con il doom, le idee industrial, i suoni digitali che ogni tanto pongono l’accento su linee black metal intenzionalmente sporche ed essenziali. I Nahar si spingono fino ai limiti del tribale, limiti che riescono a superare con maestria nell’angosciante conclusiva “Electric Equinox”, la quale fa venire in mente scenari desolati e freddi, dove tribù antiche ed estinte lottano per la supremazia nel nome di divinità crudeli rappresentate dagli estremi elementi della natura. Un album che si materializza in una esperienza sonora monumentale. L’ascolto in cuffia, con il giusto mood, nel posto giusto riesce a condurre verso uno stato psichico dal quale è molto difficile poter tornare. Uno stato psichico caratterizzato prevalentemente da tenebre, tenebre che respirano, tenebre che sussurrano, tenebre che uccidono.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10