copinfinitasymphonia(Scarlet/Audioglobe) Ricordo ancora quando gli appena fondati Infinita Symphonia mi mandarono il loro primo demo, che recensii per una webzine oggi scomparsa… ebbi la netta impressione di un grande potenziale, ma anche di una certa ‘distrazione’ nel songwriting… nel senso che in una scaletta accattivante c’erano un paio di colpi a vuoto, di brani che non reggevano il confronto con il resto. Ora che mi trovo a recensire il secondo full-“length” della band romana, a quattro anni di distanza, ritrovo un po’ la stessa situazione! Vediamo in dettaglio. “If I could go back” apre il disco nel riuscito contrasto fra i chitarroni ribassati e le tastiere ariose; in generale, rispetto alle prove precedenti il sound mi sembra più aggressivo e meno sinfonico, anche se il finale mi ha ricordato molto i Power Quest. Incalzante e in crescendo “The last Breath”, e anche qui brilla il finale trionfante e a tratti epico. “Welcome to my World” è un esperimento in velocità, ma le linee vocali a tratti quasi in freestyle non mi sembra si adattino proprio al metal (primo passo falso); “Drowsiness” sconfina in qualche passaggio estremo, come ormai è consuetudine per gli album power. La ballad “In your Eyes” mi sembra un po’ stiracchiata (secondo intoppo), ma “Fly” convince nel suo sviluppo melodico (a tratti distante dal metal, con toni molto leggeri) e ancora una volta in crescendo. Il brano ospita Michael Kiske, le cui infinite collaborazioni ormai non fanno più molta notizia. E giungiamo così alla conclusiva “Limbo”, un pezzo fluviale, che supera i sette minuti e vede l’utilizzo di tastiere avvolgenti e incisive, ma si perde un po’ nel finale. Questo degli Infinita Symphonia è quindi un disco interessante, che – come dicevo in apertura – alterna alcune cadute di tono con la continua presenza di soluzioni innovative e a tratti pienamente originali. Ma il risultato poteva essere ancora migliore, e direi decisamente migliore!

(Renato de Filippis) Voto: 7/10