coptombstoned(Svart Records) Moniker sottile. Non “tombstone” (pietra tombale), ma “Tombstoned”, dove c’è un marcato riferimento agli effetti delle sostanze stupefacenti. Già dalle foto promo questi tre rockers risultano vivere in una propria dimensione e questi quarantasette minuti di riff che seguono le regole del doom, senza dimenticare un feeling southern ed una impostazione oscenamente vintage, confermano l’appartenenza ad una razza alinea. Ricchi di richiami sabbathiani, integrano una impostazione vocale che ricorda i vecchi Hawkwind ma anche la volgare schiettezza delle prime registrazioni di Ozzy. Sei tracce, imponenti, importanti, con durate che amano superare i sette, nove, undici minuti… un tempo necessario per far immergere l’ascoltatore nella suddetta dimensione alternativa. Una impostazione mefitica orientata al psichedelico sulla stupenda “Daze Of Disintegration” dove veramente sembra di assistere ad una impossibile jam session tra Black Sabbath e Hawkwind, con un trascinamento verso le viscere della coscienza impregnato da una radice rock, blues, southern. Piena di riff sporchi, marcati, espliciti l’interessante “Rat Race”, capace di integrare suoni di pseudo rock, orientati verso orizzonti lontani ma convergenti. A volte sento i Cathedral in chiave vintage su “The End” (titolo perfetto, tra l’altro), mentre gli oltre sette minuti di “Faded” si concentrano su una sostanza poderosa, ricca di groove, mentre chitarra, melodie e voce si lasciano andare in una overdose che li porta lontano, una lontananza assoluta, una lontananza da qualsiasi cosa possa essere vicino o prossimo alle frequenze mentali della band. “Last Walz” congeda l’ascoltatore con la sua durata imponente (la maggiore del disco) ed apre con un inizio di romanticismo deviato, come se si trattasse di un amore morente tra due pupazzi di un teatrino dismesso. Ed il suono si evolve, converge, e sfocia in un malato inneggiare della voce, mentre riff vigorosi creano un tappeto spesso di musica impenetrabile, piena, corposa e virile. Questo fino ad uno strano epilogo che trasforma il pezzo in un concetto progressivo che posa le sue colonne su teorie musicali deviate, attingendo da atmosfere vagamente ispirate al far west, al dark anni ’80, a tutto quello che la band riesce ad integrare con intelligenza e maestria. Musica drogata, musica sballata, per sballare, per stare sballati, per godere fisicamente e mentalmente. Un viaggio senza meta, senza partenza, senza ritorno, ma che lascia un ricordo indelebile ed eterno.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10