copLiliRefrain(Subsound Records) Una stupenda copertina mi apre il passaggio verso questa dimensione strana, diversa, inusuale. Adoro scrivere di metal anche quando il metal è solo citato, è ai confini, o forse non è pure presente. Fa parte della mia ampiezza di interessi musicali, è una mia deviazione. Tuttavia, di solito, ho sempre sotto controllo tutto: metal o non metal, so esattamente cosa sta succedendo, chi sta suonando… e soprattutto come lo sta facendo. E con Lili? Tutto da rifare, per quanto riguarda le mie inquadrature percettive. Sono andato a vedere il sito, altre recensioni, quelle di gente più qualificata di me, vari video, molta documentazione, un po’ di tutto. Ne ho pure discusso con amici, e francamente non ci ho capito molto. Quindi il fatto che la romana Lili Refrain sia la unica componente della sua band e che si dedichi solo a chitarra e voce (voce corale…), mi fa realizzare che veramente ho una conoscenza troppo limitata per capire bene come nasce un disco del genere. Vogliamo parlare di metal? Cito i Wardruna, che non sono metal ma forse per “i metallari” è un riferimento che aiuta a capire cosa fa Lili Refrain. E nemmeno lo fa capire, forse avvicina ad una idea mentale. I Wardruna li cito non solo per certe atmosfere che percepisco in queste dieci tracce, ma anche per una filosofia compositiva, basata sulla cattura dei suoni, in quanto l’artista Italiana non usa samples al computer (sarebbe troppo facile) e non usa tracce pre-registrate. Sono tutti suoni combinati, studiati, catturati, rubati e messi assieme con una chitarra calda ed emozionale, strana e “paranormale”, accompagnata in forma sublime dalla sua espressività vocale… una voce che in questo album non è quella di una vocalist, ma si innalza a strumento musicale, sia per come è usata che per come è concepita. Musica riflessiva. Musica che potrebbe riempire uno scenario rock, come una mostra di pittura underground metropolitana. Musica per rockers devastati, musica per intellettuali asociali. Ampio raggio, immensi effetti. Ed è così che nella mia ignoranza cerco di limitarmi a quello che so fare meglio: abbandonarmi alle emozioni che la musica riesce a darmi, e poco importa se capisco o non capisco, se entro nella filosofia o meno. Tanto ogni ascoltatore ha il diritto, e forse il dovere, di interpretare ciò che un artista compone. E’ la base di tutto, è la regola, è il concetto primario. Con questa attitudine sento la gloria di “Helel”. Trovo il metal su “Kowox”. Vedo un riassunto dell’artista su “Goya”. Inquietudine su “Tragos”. Ansia su “Elephants On The Pillow”. Vedo panorami silenziosi e pieni di essenza ascoltando “Nature Boy”. Oscurità su “666 Burns”. Genialità su “Echoes”. Sento un basso che non c’è su “Baptism Of Fire” e adoro quel sogno, quella atmosfera onirica, sulla conclusiva “Sycomore’s Flames”. Qualsiasi cosa io possa aggiungere, scrivere, pensare non ha senso. Lili offre un modo diverso di fare musica, infinitamente personale, ricco di genialità, sentimento ed un pizzico di pazzia. Un album da ascoltare con mente e cuore aperti. Un album nel quale tuffarsi, immergersi. Un album che crea una illusione diversa della percezione, delle sensazioni, della vita. Un album che in un certo senso sostituisce l’aria che si respira.

(Luca Zakk) Voto: 8/10