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A breve distanza dall’uscita di “Massoneria” contattiamo Andrea “Kiraya” Magini,chitarrista e membro fondatore dei capitolini ROSAE CRUCIS, icone dell’heavy metal made in Italy. Ne esce una corposa chiacchierata sull’ultimo disco, ma anche sui futuri progetti della band e sul senso di cantare in italiano in un mercato così esterofilo come il nostro. Buona lettura! 

Salve Kiraya, soddisfatto di “Massoneria”? Com’è la risposta del pubblico e della ‘critica’?

Ciao a tutti e grazie per l’occasione di poter parlare della nostra ultima fatica!

Sì, siamo molto soddisfatti per il risultato ottenuto, per l’accoglienza e le ottime recensioni. Ovviamente tutto rapportato alle nostre possibilità attuali di promozione e visibilità. Devo dire che è stato piacevole vedere che la nostra solida base di fans ha reagito in maniera proattiva e appassionata, arrivando a citare “Massoneria” come disco dell’anno nel 2014 in diversi portali web e su un paio di quotidiani cartacei del nord Italia. Il disco, nonostante le mille vicissitudini, rappresenta appieno ciò che volevamo.

Ci è voluto un bel po’ di tempo per vedervi di nuovo sul mercato… come siete stati impegnati in quest’ultimo periodo?

Diciamo che abbiamo avuto una vita molto movimentata a livello personale che ci ha tenuti un po’ a freno. L’ultima nostra uscita risaliva al 2010, con il vinile in edizione limitata “Venarium EP”. Nel 2012 abbiamo fisicamente iniziato a lavorare al disco dopo un paio di anni di stallo in cui stavamo raccogliendo il materiale. In realtà avremmo dovuto lavorare su un disco che abbiamo scritto nel 2007 ma che per problemi vari non è mai uscito. L’aver percepito che questa nostra fatica andava sprecata (visto che ci impegnammo dal 2005 al 2007 nella stesura di 10 pezzi mai usciti), ci ha lasciato un po’ spiazzati e siamo ripartiti da zero a fatica con il songwriting, dopo aver ricucito diversi strappi interni e personali. Per quasi due anni abbiamo lavorato esclusivamente a “Massoneria”, realizzando un demo su cui abbiamo fatto modifiche e riarrangiamenti (a volte anche fino allo sfinimento), fino a raggiungere la qualità voluta e poi riregistrare tutto di nuovo in maniera professionale. Un lavoro svolto principalmente da me e da Giuseppe (Cialone, cantante della band, ndr), ma che stavolta ha coinvolto attivamente tutti i membri della band.

Il concept che sta alla base del disco è chiaro, ma sarei molto interessato a conoscere il vostro parere extramusicale sulla massoneria e sulle ‘sette’ di questo tipo! Penso in particolare alla P2 e a Licio Gelli, ma anche, mutatis mutandis, allo scandalo di corruzione che ha attraversato Roma in tempi recentissimi…

All’interno del gruppo abbiamo idee diverse e a volte contrastanti sull’argomento. L’idea centrale era di trattare in maniera fascinosa e neutrale l’argomento, non emettendo giudizi di sorta, ma narrando gli aspetti più interessanti, nel bene e nel male, di un’idea, come quella della massoneria, che decora la storia dell’umanità da millenni. Mentre si può trarre ispirazione ideologica e filosofica dai primi passi importanti della Massoneria (ad esempio in Italia) nel periodo irredentista della nostra storia, fino alla Prima Guerra Mondiale, lo spirito critico verso la svolta “politica” delle logge italiche è molto forte. Sicuramente è un argomento che soprattutto in Italia oramai possiamo dichiarare superato come importanza e influenza sulla vita della nazione, scavalcato prepotentemente dai vari gruppi lobbistici che di volta in volta, trasversali a qualsiasi forma di fede, ideologia politica e culturale, dettano oggi regole e opinioni. Sulla P2, che a differenza di quanto pensi comunemente la gente, non è argomento recente (dei soli ultimi 20 anni), ma qualcosa di molto più antico, siamo molto critici e abbiamo voluto rappresentarla nel brano Summi Architecti Gloriam, come devianza , lasciando però il giudizio, il parere all’ascoltatore.. “Ordine o Follia”…

Torniamo al disco, mi piacerebbe qualche approfondimento sui pezzi che mi hanno colpito maggiormente. “Guerra santa” torna a uno dei vostri temi preferiti, le Crociate…

Sì! Guerra Santa noi la definiamo Crociata 2, una sorta di sequel a livello emotivo. E’ un brano dalla forte presa, dalle diverse interpretazioni, in cui abbiamo voluto puntare a narrare tra le tante cose un fatto importante per quell’epoca, e cioè il primo punto di incontro tra oriente e occidente, quando i Crociati si allearono con i Pasdaran e con la setta degli Hashashin per la sconfitta di Saladino, il terribile sultano. Come detto, la canzone ha mille interpretazioni che vanno da quella meramente storica a quella più heavy metal, per passare a diverse sfumatore socio/politiche, che lasciamo però scoprire agli ascoltatori.

E che mi dite di “Militia Templi”? State parlando, almeno a un certo livello di profondità interpretativa, di voi e dei vostri fan, vero?

Sì esatto, quella è una delle possibili interpretazioni nascoste nel disco, ed è riscontrabile in tutti i pezzi o quasi. Siamo stati considerati da molti ultimi guardiani del Tempio, per un certo modo di intendere la musica e l’heavy metal in particolare e abbiamo voluto dedicare il pezzo a questo argomento. Si parla anche di storia come nel resto del disco, citando il ritrovamento dell’antico tempio di Re Salomone durante l’assedio di Gerusalemme, dei suoi segreti, da cui nasce la definizione dei Cavalieri del Tempio.

“Terra mia” è un brano del tutto atipico nella vostra produzione. Come è nata l’idea di una power ballad e, perdonate l’ingenuità, a quale ‘terra’ vi state riferendo nello specifico?

Terra Mia nasce da un mio esperimento e dal forte bisogno di dedicare un pezzo al nostro paese (ma nel testo non si cita quale, perche è un pezzo che ognuno può considerare suo e trasporre su di sé e sul suo paese di origine). E’ un pezzo dal forte senso identitario, e un forte grido di dolore di chi segue a fatica questi tempi di abbattimenti di valori e identità dei popoli e di perdita di sovranità, come sta succedendo sempre più frequentemente. E’ un pezzo dall’alto senso drammatico ma che nutre estreme speranze per il futuro. Un esortazione all’affrontare le onde che si infrangono sulle coste di questa penisola. E’ un pezzo che nasce dal mare, dall’elemento chiave del nostro paese, dove affogano e affiorano tutti i nostri ricordi, e dietro il quale, dal mio punto di vista sul versante ovest della penisola, tramonta il sole. Non ci siamo mai spinti cosi tanto su un genere di musica di questo tipo, ma il pezzo è scritto e suonato con il cuore, e da quello che abbiamo recepito, è stato accolto molto bene.

Cosa significa per voi cantare in italiano? Ormai è uno dei caratteri distintivi della vostra identità musicale… vi siete mai ‘pentiti’ di “Worms of the Earth”?

Worms of the Earth rimane per noi un piccolo capolavoro. E’ un dono all’immensa passione che nutriamo per Robert Howard, e pensiamo di averlo omaggiato nel migliore dei modi con un concept album che ricalca fedelmente il romanzo omonimo. La scelta dell’inglese rimane a mio avviso obbligata per quel disco, che avrebbe sofferto molto con l’adattamento dei testi in italiano. Le stesse traduzioni in italiano dei romanzi di Howard, fanno perdere moltissimo del suo particolare quanto affascinante modo di scrivere. Un americano che sembra intrappolato anima e mente nel vecchio mondo…

Effettivamente oggi possiamo asserire che l’italiano sia diventato a tutti gli effetti un segno identificativo del nostro stile e non penso che ne staccheremo facilmente. Siamo consapevoli d’altronde che questo però ci penalizza moltissimo sia sul mercato italiano da sempre esterofilo fino al parossismo e sempre più intrappolato nel ripudiare ogni forma di nazionalismo, fino a quasi schifare la propria lingua, reputandola ridicola nel contesto heavy metal, sia sul mercato estero da sempre diffidente sui prodotti italiani in campo musicale. Per noi cantare in italiano significa non dover far giri di parole strani per esprimere i nostri pensieri, le nostre idee, nel non dover ricorrere ad artificiali e sterili modi di dire che non ci appartengono e che non siamo in grado di sfruttare appieno.

Ci sarà l’edizione in lp? Questo è certamente un album da godersi in vinile!

Stiamo lavorando per questo, e speriamo di poter dare a breve alla luce il vinile. Rimanete sintonizzati sul nostro sito e sui social network, speriamo di poter dare notizie il prima possibile. Il grosso problema di queste uscite è che dovremmo dargli un seguito con un attività live sostanziosa che oggi per motivi diversi non siamo in grado di assicurare.

E ci saranno delle date live nei prossimi mesi? O state pensando direttamente a qualche festival estivo?

Noi ci pensiamo spesso, peccato che altri non pensino a noi con la stessa intensità! (ride). Oramai c’è l’attitudine a convocare sempre gli stessi 4 nomi, e spesso imbrutendo la scena con gruppi apparentemente più “brutal” perche è quello “che il pubblico ci chiede”.. uno stupido mantra che ci sentiamo ripetere spesso, e che la maggior parte delle volte non trova conferme concrete nella realtà in nulla, né nel seguito delle band in questione, né nelle vendite.. ma questo è se vi pare.. se non vi pare, cominciate a rompere il cazzo ai vari promoter facendo il nostro nome !!

Solo una domanda fra le tante che vorrei farvi sul vostro passato: avete mai pensato di ri-registrare in studio “I Vermi della Terra”, con il testo in italiano naturalmente, e includerla da qualche parte come bonustrack? Dato che è uno dei vostri cavalli di battaglia dal vivo, personalmente ne sento la mancanza, il Promo ’99 non le rende giustizia e la versione su “Venarium” è live…

Sì ci abbiamo pensato spesso, e vorremmo regalarla insieme alla versione italiana di “The Justice of Rome”, magari con un uscita free sul web e una stampa su un 7 pollici.. Anche perché di tutto Worms of the earth, questi due pezzi sono gli unici che sono nati in italiano e poi tradotti e riarrangiati. Il tutto purtroppo dipende dalla continuità della richiesta delle nostre offerte musicali. Se abbiamo un seguito costante, allora potremmo destare interesse per l’uscita di questi e altri materiali che abbiamo conservato nel nostro vaso di Pandora…

La conclusione dell’intervista spetta naturalmente a te… grazie per il tuo tempo, saluta come vuoi i lettori!

Grazie Renato per la splendida intervista. Un abbraccio a tutti quelli che ci seguono da anni e che ci hanno supportato e che ci supportano in questo nostro disperato ma mai noioso viaggio in questo mare tempestoso pieno di squali. Non mollate mai né canto né cima, e noi navigheremo notte e giorno in vostro onore.

(Renato de Filippis)

Recensione MetalHead: https://www.metalhead.it/?p=39390