copstarblind(Pure Steel) Per i fanatici del metal classico, soprattutto di area britannica, gli Starblind propongono dalla Svezia una manciata di brani per defenders incalliti: nulla che cambierà il mondo, ma un compito ben eseguito, con qualche picco esaltante. Subito la titletrack, che offre una incredibile sensazione di spontaneità, come se fosse suonata live in studio: per il genere, siamo di fronte a una NWOBHM molto debitrice dei primordi della scena, non soltanto dei Maiden (che comunque restano il riferimento principale, ditemi a che brano pensate ascoltando il ritornello…). Sezioni strumentali con le chitarre all’unisono e un ritornello graffiante, che mostra le grandi doti canore di Mike Stark, ex-batterista degli Steel Attack, sono gli ingredienti di “Blood red Skies”; sette minuti per la cavalcata “Firestone”, brano che mostra una certa intelligenza di songwriting anche nell’aderenza a schemi ben noti e determinati (Mike si ispira in modo scopertissimo a Bruce Dickinson). Cori scopertamente british in “Room 101”; i nostri chiudono coraggiosamente il disco con un epos di oltre undici minuti, “The Land of seven Rivers beyond the Sea”. Naturalmente il brano funziona al meglio quando, abbandonata la classica struttura-canzone, gli Starblind si lanciano in peripezie strumentali molto epiche e potenti al tempo stesso. È difficile trovare NWOBHM così pura nel 2015, fateci un pensiero!

(René Urkus) Voto: 7,5/10