cophordak(Casus Belli) Con il monicker che si sono scelti, gli Hordak si sono accattivati da subito la mia attenzione: il loro viking metal classico ma non scontato (looro lo chiamano ‘Celtiberian Pagan Metal’) ha fatto il resto, per cui questi spagnoli si meritano un bel voto per il loro “Padre”. Si tratta del loro quarto disco, a ben cinque anni di distanza dal precedente, e – piccola curiosità – si presenta in un digipak con due booklet, con il secondo contenente la traduzione di tutti i testi in russo (per scelta, intuisco, della casa discografica, che appunto è sovietica). “Ekleipsis, Devourer of Gods” affianca un inizio d’atmosfera a uno sviluppo tipicamente viking, per un brano ritmato e coeso, scandito dal martellare marziale della batteria. Epica e maestosa “Soaring”, grazie a un riff di bathoryana memoria; ancora giri quadrati, assai simili a certe cose dei primi Ensiferum, per “Sol Sister”. Epici fino al midollo i giri di “Father Sun, Father Dragon”, soprattutto quando il ritmo rallenta o subentrano le chitarre acustiche; la titletrack, posta in chiusura, funziona principalmente per il contrasto fra le fasi metal, molto orientate verso il pagan black, e gli intermezzi folk (che violino nel finale!). Questo primissimo scorcio di 2016 mi ha già presentato diverse cose in ambito pagan/folk/viking, e forse gli Hordak costituiscono il prodotto migliore.

(René Urkus) Voto: 7,5/10