(Napalm/Audioglobe) Se “Jordpuls” era dedicato alla terra, mi sembra abbastanza evidente dalla copertina che “Orkan” (‘Uragano’) si occupi dell’acqua: Vintersorg prosegue il proprio percorso prog/black/viking metal (e chi più ne ha più ne metta) con un altro disco a suo modo intellettuale e di non facile assimilazione, che sballotta l’ascoltatore in un susseguirsi di atmosfere e toni a tratti dissonanti ma sempre tenuti insieme da un estro compositivo non comune. “Istid” (‘L’era glaciale’) ha quella struttura progressive che era caratteristica anche dei brani di “Jordpuls”: prevalgono nettamente le clean vocals e il tempo è mediamente veloce. “Ur Stjärnstoft är Vi Komna” (‘Siamo nati da polvere di stelle’) fa invece pensare molto di più ai gloriosi Otyg, che da rumor recenti sul web sembrano prossimi al ritorno in pista. “Polarnatten” (‘La Notte polare’) e “Myren” (‘La Palude’) appaiono abbastanza simili: si aprono entrambe su un etereo giro di archi (che resta poi sotteso a tutto il brano) e procedono poi per esplosioni e successivi momenti di quiete apparente. Dosi maggiori di classico folk in “Havets Nåd” (‘La Pietà dell’Oceano’), infine “Urvädersfången” (‘Prigioniero del Tempo primordiale’) chiude il platter tornando, con molta classe, alle partiture similprog del brano iniziale. Chiamatelo avantgarde, se volete: “Orkan” ha le sembianze di un puzzle che l’ascoltatore deve ricomporre con un po’ di pazienza per cogliere ogni sfumatura e prospettiva.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10