(Autoproduzione) Sporco. Sound estremamente sporco. Semplice, alle radici. Batteria, basso, una chitarra ed una voce aggressiva, estremamente potente e grezza. Testi ironici, gridati e sputati dentro il microfono. Sono un quartetto di punk/sludge/rock, vengono dalla Croazia, e riversano una grande di dose di furia incontrollata dentro questo loro album di debutto. Ci sono badilate di riffs possenti e grezzi. Gli strumenti vengono pestati e torturati. Un rock acceleratissimo ed arrabbiato, una forza rinchiusa che ad un tratto esplode e devasta. Martellano senza sosta per cinque pezzi consecutivi, con l’apice nella pesantissima “Supersized Buttcake”. Si rilassano con un breve strumentale, basato sul basso, molto coinvolgente intitolato “Sweet Ride” e poi si scatenano con altri quattro prezzi che, tranne un’eccezione rappresentata dalla bellissima “Urinea”, quasi una ballad, sono proiettili che volano dai quali serve ben più di un bikini in kevlar per proteggersi. La produzione, curata da Tomas Skogsberg (Entombed, Katatonia) e Pelle Henricsson (Meshuggah, In Flames), amplifica il feeling da strada della band, evidenziando il sound molto diretto che caratterizza questo progetto. Il risultato finale appare massiccio ed impenetrabile. I Kevlar Bikini dimostrano personalità sia a livello di band che di ciascun singolo componente. Musica intelligente diffusa in maniera spensierata, divertente e di assoluto impatto.

(Luca Zakk) Voto: 7/10