(Symbol Of Domination) Quadrilogia da paura quella messa insieme dalla Symbol Of Domination! Una storia tutta americana, un manifesto dove si mostra cosa c’è sottoterra negli Stati Uniti d’America. Allora che si aprano pure le danze! Cominciamo con i Wormreich, sicuramente i più famosi e quotati del poker. Tre tracce tirate e velocissime, con una voce così maligna che ti chiedi se nel terribile incidente d’auto di anni fa il cantante non sia morto e poi resuscitato per portarsi dietro qualcosa dell’aldilà. Il minutaggio lungo è indice di una struttura canzone media piuttosto complessa, mai banale, affiancata però ad una registrazione morbosamente casalinga. Difficilmente eguagliabili… Seguono a ruota i Diabolus Amator, forti di due album frutto delle menti di una coppia di musicisti polistrumentisti. Il loro Black è più negli schemi ma altamente maligno, complice un’ugola fuori dal comune, che sembra sussurrare e gridare allo stesso tempo. Non capisco se sia un effetto del missaggio o meno, ma il risultato finale è poderoso, notevole. La loro musica è molto marziale, quasi mistica e rituale, decisamente sopra la media. La terza terna è data in mano ai Gravespawn, ufficialmente la più anziana tra le formazioni proposte, almeno per quanto riguarda le pubblicazioni ufficiali. Il loro è un Black di mestiere, quasi una generazione prima di quello attuale, puro e semplice come solo il colore nero sa essere. Tre canzoni dirette e dal minutaggio medio, anzi lungo per il genere proposto. Un retrogusto vagamente Power ed epico accompagna le tracce proposte… decisamente e rigorosamente Old School… Chiudono il sipario i Vesterian, che dopo una marea di demo dal ‘97 al 2013 si son decisi a pubblicare un album completo e ora sembrano averci preso gusto. Che dire, i più oltranzisti e veloci del lotto, seppur i più sporchi nel suono (ma le due cose nel Black si sa, viaggiano assieme…). Tre inni furoreggianti a tutto ciò che è negativo e pessimista, incazzato e rabbioso. Una voce piena di risentimento vomita fuori blasfemità varie per il sollazzo dei propri accoliti. Insomma, se esiste una scena Black americana, ne abbiamo un opuscolo in mano. A voi la scelta.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10