(Remedy Records) Sono stato sempre bendisposto nei confronti dei Paragon, e la mia recensione di “Forces of Destruction” lo testimonia oltre ogni ragionevole dubbio (ma basterebbe mostrarvi la mia collezione). Tuttavia, mi sembra che l’undicesimo album dei tedeschi sia decisamente poco ispirato. Cedendo alle tendenze thrash che, a fasi alterne, hanno più o meno attratto la band, i nostri confezionano un disco fin troppo granitico e statuario, nel quale l’ascoltatore trova davvero pochi appigli: manca davvero varietà nelle 9+1 tracce del disco, che si allontanano spesso dal classico power teutonico che aveva fatto la (relativa) fortuna di Babuschkin e soci. Brani come “Meat Train” o “Hypnotized” non mi sembrano davvero degni della loro discografia, e le poche bordate che vanno a segno, come la titletrack o “Heart of the Black” (presente in due versioni) servono soltanto a raggiungere una sufficienza dovuta, ma che suona come un mezzo fallimento. La produzione di Piet Sielck, invece, tiene come sempre.

(René Urkus) Voto: 6,5/10