(Eisenwald Tonschmiede) A quanto pare la Bay Area non sforna solo gruppi thrash… Gli Ordo Obsidium fanno doom metal, un doom mortifero e maligno, non quello sognante e onirico dei Candlemass, nemmeno quello classico dei Sabbath, no: qui c’è il male mostrato per quello che è. Un’intro molto evocativa introduce ad un cantato in growl molto potente, una struttura canzone molto vicina, anche nelle ritmiche, al black più che al doom. La batteria picchia molto, al dì fuori dai normali canoni del genere, eppure l’intero album risulta doom nell’anima… Suadenti parti liriche e piccoli inserti di tastiera sembrano voler convincere l’ascoltatore sul fatto che non si sta ascoltando un album black, senza per la verità riuscirci molto. Le chitarre sono molto settantiane nel suono ma decisamente più moderne per quanto concerne i riff, mentre una reminiscenza di doom classico si può notare nei brevi assoli e nei canti simil gregoriani che infestano l’album qua e là. Una sorpresa gradita questi americani, capaci nella magia di fare del doom senza suonare del doom… Prestigiatori.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10