(Agonia Records) Il nichilismo dei Forgotten Tomb ritorna sontuoso, attraverso maglie melodiche intense, vibranti e probabilmente mai costruite così fino a ora. Già lontani da qualche tempo dal depressive black metal, precisiamolo anche in questa sede, perché non c’è valutazione dei Forgotten Tomb dove non si metta in risalto ‘l’abbandono’ del genere degli albori da parte del trio emiliano-romagnolo, come se fosse un trauma per qualcuno. Non per noi, perché l’impressione generale è che oggi la band cavalca un struttura musicale andante, agile. Certamente poetica, evocativa, i paesaggi sonori nel corso di “We Owe You Nothing” crescono, e in tal senso viene in mente la stupenda strumentale posta a chiusura dell’album, “Black Overture”, nella quale tinte di maestosità e passione esaltano un black metal costruito con atti doom e gothic. Questa è la fine di “We Owe You Nothing”, ma l’opener e title track presenta qualcosa che riporta agli Entombed dell’era death and roll e tuttavia dare un’etichetta unica all’album diventa difficile, ma al contempo non la necessita. Andrebbero citate almeno quattro o cinque etichette di genere, per trovare le giuste coordinate nella definizione di un lavoro tra i migliori dei nove pubblicati dalla band fino a oggi. Herr Morbid, Algol e Asher danno ritmo ai pezzi, creano spirali ipnotiche, “Second Chances”, e improvvise impennate di groove e metal da influssi punk, “Abandon Everything”. Tuttavia ogni soluzione non è mai semplice e anzi, qualcosa di prettamente prog si avverte negli allacciamenti, negli arrangiamenti delle singole parti che costituiscono le canzoni. Queste ultime sono sei in tutto e tolta “Black Overture”, tutte hanno un minutaggio considerevole e quelle maglie che le costituiscono non sono mai tirate per i capelli, stiracchiate maldestramente o superflue. Ogni pezzo è al suo posto, il puzzle si incastra a meraviglia e la fluidità melodica nella quale la mano di Chris Harris (Huntress, Soulfly, Kataklysm, Queensrÿche e tantissimi altri) tra missaggio e masterizzazione è riuscita a dare il tocco giusto per completare l’opera.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10