copscorpionchild(Nuclear Blast) Sono texani cresciuti a rock inacidito dal blues e dalla psichedelia gli Scorpion Child, ma più di tutto hanno in mente e nelle note che producono i Led Zeppelin. Un’influenza forte e palesata anche da Aryn Jonathan Black, il cantante che si avvicina all’epopea Robert Plant dei primi due album dei Led Zeppelin. “Scorpion Child” poteva finire sul mercato nel ‘69, non avrebbe sfigurato, ma una distorsione temporale e il destino hanno volute folgorare di gioia rock il quintetto americano, ed ecco giungere un vero assalto arroventato dal rock-blues, dalla virulenza di sonorità acid rock, ma senza troppa lisergica ascendenza. Il drumming è una tempesta che frulla colpi su colpi, seguito da un basso leggeremente nascosto dal muro sonoro in alcuni momenti, tuttavia la sezione ritmica si ritaglia una fetta importante nell’economia del songwriting. I riff? Sicuramente quelli di J.Page, ma non mancano altre idee, magari alla Deep Purple, come in “Polygon Eyes”, oppure i Rolling Stones e non manca qualche esempio di southern rock e stoner. La produzione non ha laccato I suoni e dunque le chitarre sono ruvide, le distorsioni sono vibranti e ogni linea melodica segue un percorso natural e di conseguenza ogni pezzo sembra voler offrire qualcosa di proprio. “Red Blood (The River Floows)” e “Antioch” sono due momenti appena più pacati e con le tipiche influenze country-folk sullo sfondo, adatte per renderli più morbidi rispetto all’adrenalina che serpeggia nel resto dei pezzi. Un album piacevole, legato al passato ma riproposto con bravura perché in fin dei conti i singoli elementi della formazione esercitano continuamente una certa bravura in ciò che fanno.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10