copskinflint2(Pure Steel/Audioglobe) I nostri lettori conoscono già gli Skinflint, del Botswana, perché “Dipoko” è uscito soltanto qualche mese fa per la Pure Steel (ne parlo QUI). Come promesso e annunciato, l’etichetta tedesca ha ristampato e diffuso anche il precedente album degli africani, che mi sembra nettamente migliore di quello che l’ha seguito per ispirazione e resa generale. I nostri ci narrano una storia di folklore locale, legata – stando almeno all’”Intro” – a un orco del deserto che divora i pacifici abitanti dei villaggi. “Iron pierced King” ha addirittura qualcosa di progressive, un taglio abbastanza us metal e un buon break strumentale; mentre è un vero e proprio tributo alla NWOBHM “Mbube the Great”. Colpiscono davvero i suoni incredibilmente secchi e distaccati, con il basso sempre in evidenza e una batteria che pure si fa sentire in ogni momento in cui tacciono le chitarre. Incalzante la titletrack, mentre la lunga “Profit making Funeral” vive di atmosfere abbastanza fumose e oscure, che oserei collocare nella scia dell’epic metal americano di metà anni ’80 (molto più Manilla Road che Cirith Ungol). Lo strumentale “When you die, you die” ha qualcosa di malinconico, mentre le due bonustracks si rivelano parecchio interessanti: “Army of the Dead” si concede qualche tribalismo, e “Gauna” è il primo brano che abbia mai ascoltato da un concerto tenuto in Africa! La band dimostra di tenere il passo anche live, e i suoni sono ancora più vivi e intensi. C’è qualcosa, in “IKLWA”, che lo rende diverso da tutto il resto che mi capita per le mani: l’origine esotica della band conferisce al metallo classico di questi brani qualcosa di ammaliante e impalpabile. Il risultato è un ibrido assolutamente sui generis che, nel mare di uscite-fotocopia, vi invito a provare.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10