copsiculicidium(Sun & Moon Records) C’è gente li trova scadenti (qui) e chi, come il sottoscritto, che li reputa geniali (qui  e pure qui). Come già detto in passato, è proprio questa dualità ad essere la caratteristica principale per una band “teoricamente” black metal, ma decisamente avant-garde-underground, con una intensa capacità di sbattere dentro i solchi del vinile un po’ quel che passa loro per la testa, sostanzialmente ignorando molte regole specialmente musicali o commerciali. Nella loro sequenza discografica (2 full length ed una manciata di EP) questo “Land Beyond The Forest” vanta la novità di un cantato non più in madrelingua ma in inglese; svolta strana che nel caso dei soggetti in esame è una sorpresa, visto che rimangono fedeli alla loro sporcizia old school/avantgarte, ma abbandonano quel concetto “canto nella lingua dei miei padri” tanto caro alla scena black di tutte le origini. Rimane comunque la loro ispirazione etnica, ma anche quel personalissimo senso grottesco a volte apparentemente forzato (io lo reputo geniale) tanto che il vocalist, il solito Béla Lugosi, molto spesso sembra cantare su un’altra canzone e non sulla traccia che stiamo ascoltando. Sette tracce, tre delle quali cover. Un mini concept-album che evoca tematiche di spiritualità medioevale, superstizioni, misteri, il tutto ambientato ovviamente in Transilvania. Dopo l’intro “No Place, Nowhere”, oscuro, atmosferico ed etnico, è la title track a tuonare fiera e sconvolgente; un black mid tempo, decadente, potente, cadenzato, subdolamente melodico, inzozzato da un singing putrefatto e totalmente vittima di attacchi psichici. Un brano malvagio, con un cambio improvviso (e volutamente improvvisato) che porta ad un’atmosfera di attesa, prima di una nuova nebbia piena di peste, di maledizione, di morte. Le molteplici facce dei Siculicidium si mostrano con brani come “Return to the Solar Temple”, dove si sente un mix tra Motörhead, black&roll ed avantgarde, un mix che appare impossibile fin dalle parole che uso per descriverlo. “Asylum Retrograde” perde il rispetto, si allontanta da quella ricerca stilistica da bassifondi e si dissolve nel chaos, nella violenza, nelle dissonanze… un po’ per instaurare una sorta di anteprima per il lato B del vinile, dove ci sono le tre cover proposte e selezionate in quanto allineate con la tematica della release stessa; si tratta di “Unholy Pagan Fire” dei Beherit, “A Touch Of Medieval Darkness” dei Desaster (molto evocativa!) e la stupenda “New Mind” degli Swans (brano del 1987, ecco un video della versione originale), unica canzone con tematiche più attuali ma in linea con la decadenza senza fine e senza epoche evidenziata da Béla Lugosi e Pestifer. Giudizi? Si tratta di un lavoro bello, secondo un punto di vista generale? Mi dispiace, non ci sono punti di vista generali con i Siculicidium; ci sono solo punti di vista annebbiati, con inclinazioni impossibili e giochi di luce accecanti. Una forma d’arte lontana da tutte le forme d’arte definibili come tali. Infine, per aggiungere stranezze all’assurdità grottesca di questo progetto, la copertina tetra ed perversamente erotica è a cura di un certo signor Sami Hynninen. Si, quello degli Orne, dei Tähtiportti, degli Opium Warlords (e di un’altra dozzina di progetti). Proprio lui… il vocalist dei Reverend Bizarre.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10