(Avantgarde Music) Non finiscono di stupire gli italo-polacchi Amalekim, giunti ora al terzo album; sono passati due anni dal precedente “Avodah Zarah” (recensione qui), un capolavoro estremo di tale portata che ritenevo alquanto arduo poter superare, per poi essere smentito dall’ascolto di “Shir Hashirim”. Ogni aspetto, ogni dettaglio del sound multi sfaccettato presente nel precedente lavoro viene qui estremizzato, rendendo tutto più gelido e feroce, ma allo stesso tempo epico come non mai, oltre che pregno di un’atmosfera sacra e ritualistica. Un sound che rimanda alla scuola svedese di Watain e Dissection , mantenendo però uno stile molto personale, grazie alla capacità di mescolare sapientemente influenze estreme, ambient e sinfoniche, senza per questo poter venire inseriti in un genere ben preciso. La cosa che colpisce maggiormente è che Amalekim non hanno bisogno delle strabusato orchestrazioni per riuscire ad essere epici, puntando tutto su grandiosi intrecci tra le chitarre e le feroci parti vocali. Se poi aggiungiamo che la produzione è praticamente perfetta e la copertina è un’opera d’arte di meravigliosa fattura, oltre che concettualmente legata con i testi, non c’è molto altro da dire, se non che “Shir Hashirim” è un capolavoro che non può mancare tra gli appassionati, senza se e senza ma.

(Matteo Piotto) Voto: 10/10