(Redefining Darkness Records) Black Mass… moniker forviante, visto che di band con questo nome ce ne sono tante. Questi in esame sono americani, si sono formati nel 2012 e questo è il loro terzo lavoro, il primo accasati nei paraggi della Redefining Darkness, un album che non passa certamente inosservato. Le band con questo moniker appartengono a vari astri nel vasto cosmo delle sonorità estreme: black, death, grind, doom, heavy… ma questo trio di Boston è devoto (termine non certo casuale) al puro thrash, a quello vero, senza limitarsi ad imitarlo, piuttosto impersonandolo fino alle ossa. Non è il look, non è la copertina (forse più ispirata al doom) ma è la loro potenza sonora, il loro essere diretti, scatenati ma anche tecnici e fantasiosi… tanto che “Feast at the Forbidden Tree” è una perla che avrebbe spaccato di brutto a metà anni ’80. I brani offrono assoli potenti, break down letali, aperture ricche di groove con linee di basso esaltanti, lasciandosi poi andare anche ad un proto-death, roba che rese leggendarie band come i primissimi Sodom o Sepultura. Non mancano citazioni che ricordano dettagli di Mercyful Fate, ma anche Destruction, fino a tutta la mitica bay area… un concentrato di nomi mitici della grande decade ottantiana. Ricercatezza melodica che si mescola ad ignoranza brutale, linee di basso intense e voce schizoide sulla opener “Unholy Libations”, Riff al fulmicotone e scream irresistibili su “Dead to the World”, eccitante e pulsante “A.S.H.E.S.”, un brano che trasuda tradizione fin dallo stesso titolo. Oscura e tuonante “A Path Beyond”, brano ricco di divagazioni molto intelligenti, mentre “Nothing is Sacred” usa un certo livello tecnico per essere veloce, tagliente, assolutamente micidiale. Molta melodia e contorti riff in mid tempo sull’ottima “They Speak in Tongues”, nessun prigioniero con la furia di “Betrayal”, prima della conclusiva “Blood Ritual”, pezzo farcito di un delizioso classicismo per quanto riguarda l’intero paniere di ritmiche, melodie, assoli e linee vocali. Album travolgente: riff decisamente thrash racchiudono licks virtuosi, le linee vocali spaziano da sceam a growl… un’autentica mescola di sonorità estreme ma catchy, violente ma suggestive… un album di oggi che rievoca con furore un’epoca mai unica e sicuramente dimenticata. Veri. Sinceri. Schietti. Capaci ed esaltanti. Il loro sound cancella ogni sensazione di nostalgia: una band come questa dal vivo potrebbe veramente essere un’arma di distruzione di massa!

(Luca Zakk) Voto: 8/10