(Metal Blade Records) Parlare o scrivere dei Cannibal Corpse porta a ripensare al primo approccio avuto con la band. Era uscito da poco il secondo album “Butchered at Birth”, con tanto di copertina censurata griffata con l’etichetta “Parental Advisory”. Si lascia sfilare la busta interna del disco sulla quale è stampata la vera copertina che è dietro dunque a un riquadro esterno in rosso e con caratteri sanguinanti e contornati che indicano il nome della band e titolo dell’album, ed ecco svelare due zombie in atto di macellare una madre ormai ridotta a una carcassa e poi tanti feti appesi al soffitto, attraverso i resti dei cordoni ombelicali! ‘Bam’, roba forte! A quel punto si va all’ascolto del primo album “Eaten Back to Life” e ancora prima al demo omonimo del 1989. «Questi ragazzi sono troppo forti, questi fanno strada» e in quanti lo abbiamo pensato? Oltre trent’anni, tanti album, cambi di formazione, ma una reputazione mai scalfita anzi semmai ingigantita col passare del tempo, perché dire Cannibal Corpse è dire qualità e tecnica e non solo truci squartamenti. Se siete stati a uno dei loro ultimi live che la band ha tenuto in Europa ne converrete. “Chaos Horrific” è tra le cose migliori che gli statunitensi abbiano inciso dalla fine degli anni ’80 ad oggi. La band si presenta con il proprio death metal riconoscibilissimo dal tipo di scale, riff secchi a motosega spedita e irruenta oppure ingolfata e sottosforzo, nonché con un ‘Corpsegrinder’, cioè il cantante George Fisher, più cupo e ispirato del possibile. Fin qui tutto nella norma si potrebbe pensare, eppure c’è un dinamismo ben diverso e allo stesso tempo una capacità di arrangiamento che rende il tutto molto snello, più fluente e con passaggi che possono sia esaltare la tecnica quanto una melodia malsana e torbida, ma resa con una lucente fluidità. A ciò si aggiunga che la batteria di Paul Mazurkiewicz rende il giusto supporto a questo modellare fine, perché il musicista di origini polacche è uno che bada al tocco, alla scansione fatta ad hoc, con tecnica agile e non attraverso la furia fine a sé stessa. Un modo di suonare che aiuta a rinforzare i repentini cambi di passo che i Cannibals assestano nelle composizioni. I Cannibal Corpse al centro della stabilità, confortevolmente calati in questo suonare estremo. Ancora oggi, come allora!

(Alberto Vitale) Voto: 9/10