(Brainstorming Music) Terzo album che vede il lavoro di un anno intero convergere in questo titolo profetico, descrittivo di questo momento planetario incasinato. Vi siete mai chiesti cosa sentireste telefonando al pianeta Terra da qualche angolo della galassia? Semplice, una segreteria telefonica che, laconicamente, ripeterebbe ad oltranza qualcosa come ‘il mondo è occupato, riprovare più tardi’! Cavolo, peggio di un servizio telefonico, quelli per i quali ti devi armare di pazienza per prendere la linea! E sulla superficie questo mondo incasinato, occupato, non disponibile, gli italiani Celeb Car Crash urlano forte, graffiano, battono i pugni… quasi come se volessero farsi sentire nel sottofondo di quella segreteria, quasi come dire ‘hey, cazzo, il mondo sarà occupato ma noi siamo qui!’. C’è molta energia in questi dieci brani, c’è molto sound grunge, molto rock anni ’90, energetico e sprezzante… ed è un cerchio che si chiude visto che troviamo la collaborazione con Steve Albini, produttore di “In Utero” dei Nirvana, ed di Giovanni Versari (per il master), il quale ha esperienza con i Muse. Melodica e ricca di hook “Comet”, radici modern-punk sulla potente “Disconnected (This Is Gonna Hurt)”, provocante, subdola e dannatamente tuonante “Divine”. C’è molta chitarra, ci sono spunti southern, c’è ribellione su “Red Dawn Rising”, mentre la tendenza grunge in qualche modo affiora prepotente su “Drown Me In The Water”, anche se il brano non evita certe impostazioni pop molto catchy e radio compatibili. Intensa, malinconica e curata “Pretend We Are Fine”, uno dei brani nei quali il vocalist offre il meglio. Una corsa a 300 all’ora con gli occhi bendati sulla scatenata “Poor Me”, pulsazioni frizzanti su “Life In A Wes Anderson’s Movie”, molto groove su “Down To The Core”, prima della conclusiva “Howl”… la traccia dell’album più vicina al metal, confermando la tendenza eclettica ed il libertinaggio stilistico della band. Dietro la copertina di Barbara Ruzziconi, “The World Is Busy, Try Again Later” è un disco pungente, senza fronzoli, diretto, sfacciato, irriverente, prorompente… a tratti punkeggiante, ma sicuramente non superficiale: molto ben suonato, molto curato nella sua ruvidezza, sempre ad alta tensione… per tre quarti d’ora da volumi pazzeschi, roba che spacca i timpani. E magari, alzando ancora un po’ il volume, il tizio lassù che vuole telefonare quaggiù… frose sentirà il casino, il fragore, le vibrazioni sonore convertite in onde cosmiche… fino a capire che qui ci siamo ancora, ci siamo eccome e siamo più scatenati che mai!

(Luca Zakk) Voto: 8/10