(Endless Winter Records) Lungo il tempo di maturazione per gli italiani Éla, concepiti da Marco (voce e chitarra) nel 2017. L’idea di base era puramente artistica, pertanto il progetto si affossava sostanzialmente in una dimensione di one man band ma, ad un certo punto, la voglia di uscire, di suonare dal vivo, ha portato ad una interessante evoluzione, facendo crescere l’idea la quale stabilizza in quartetto il quale, fin dal 2019, inizia i lavori per questo debutto, uscito solo quest’anno e grazie all’etichetta russa. La matrice è classica: doom e death, ma gli Éla non offrono il solito death pestato o il solito doom funereo, anzi, il loro sound attinge dal goth, dal death melodico svedese, per certi versi anche da un black black tetro, lento ed incisivo, strizzando pure l’occhio a delle componenti post metal. Subito drammatica la title track in apertura: lenta e come una agonia, profonda come un abisso, una malinconia gotica lacerante, linee vocali pesanti e devastanti, un brano che racchiude anche un intermezzo groovy dove chitarra classica e riff pungenti trascinano verso un finale capace scatenare sentimenti piacevolmente contrastanti. Emerge un riffing di tendenza post metal su “Tears”, prima di un repentino cambio, più legato ad un death tecnico e progressivo. Variegata ma ossessiva “Warriors Of The White War”, più teatrale “The Old Mimoid”, è presente un senso epico in clima apocalittico su “Pan”, traccia che lascia affiorare le basi di un black lento e penetrante, mentre viene abbracciato un death lento e cavernoso sulla provocante “Possession”. Funeral misto a prog e post sull’ottima “The Lighthouse”, prima della conclusiva “Begotten”, brano ricchissimo di melodia ed una chitarra solista particolarmente accattivante. Con testi legati al mondo del cinema alternativo, alla mitologia e alla storia, “Éla” scorre impetuoso, sempre melodico, sempre curato e coinvolgente. Gli otto brani si susseguono con fare epico, fluiscono con intensità: pur apparendo omogenei e ricchi di di similitudini -specialmente per quanto riguarda riff e ritmiche- rivelano ascolto dopo ascolto piacevoli dettagli, variazioni tematiche incisive, regalando un viaggio attraverso atmosfere tetre e pregne di un suggestivo senso di agonia.

(Luca Zakk) Voto: 8/10