(AFM Records) Il greco Gus G. è indubbiamente un chitarrista carismatico e talentuoso. Ha iniziato la carriera a soli solo 18 anni, con i suoi Firewind, band personale poi cresciuta, espandendosi, pubblicando nel tempo ben dieci dischi (l’ultimo è uscito l’anno scorso, recensione qui). Anche la sua carriera solista non è male, visto che questo nuovo lavoro è il quinto a suo nome, ma non c’è alcun dubbio che la notorietà di questo musicista è esplosa notevolmente grazie a Zio Ozzy (come già successo in passato con altri axe men!), avendo militato nell’esercito del mad man per quesi un decennio, nonostante questo range di tempo abbia dato alla luce un solo disco, “Scream” del 2010. Poi Gus è stato ottimo elemento anche per Mystic Prophecy, Nightrage, Dream Evil… e pure i noti Arch Enemy, ma non c’è dubbio che i suoi dischi solisti siano la rappresentazione pura del suo gusto, della sua creatività, del suo intelligente virtuosismo. “Quantum Leap”, album completamente strumentale, è figlio dell’assenza dei concerti: l’ultimo disco omonimo dei Firewind non è stato ovviamente portato in tour, ed ecco che succede di nuovo: è noto infatti che ‘regalando’ del tempo libero ad un artista così poliedrico, come conseguenza c’è una vena creativa stimolata al massimo, eccitata, esuberante… e come da manuale Gus ha dedicato l’intera scorsa estate alla composizione e registrazione di queste undici nuove tracce. Un album non precedentemente programmato, dunque, una vera valvola di sfogo, una esplosione creativa nata con impeto, tra nuove composizioni e rivisitazioni di materiale ideato e messo da parte. Scorrevole ed intensa “Into the Unknown”, un brano che in qualche modo strizza l’occhio a Marty Friedman. Graffiante e melodica “Exosphere”, ricca di intense vibrazioni la sensuale title track, prog metal a-là Dream Theater rivisto in chiave Malmsteeniana con “Chronesthesia”, mentre il blues della lenta “Enigma Of Life” porta alla mente la poesia musicale di Mick Mars dei Mötley Crüe. Si torna ad un metallo rovente con la veloce e pesante “Judgement Day”, pezzo con melodie sognanti affiancate ad un riffing granitico, mentre “Fierce” è più elaborata, più tecnica, più travolgente. Hard rock farcito di virtuosismo su “Demon Stomp”, un ottimo contrasto con la seguente “Night Driver” dove una chitarra molto intima viene sostenuta da ritmiche synth wave, evidenziando quanto eclettico sia lo stile compositivo del chitarrista. In chiusura la magia sognante della bellissima e malinconica “Not Forgotten” seguita dall vibrante energia scatenata da “Force Majeure”, traccia che vede come ospite Vinnie Moore degli UFO. Con il drumming intenso di Jan-Vincent Velazco (Menace, live session dei noti Ghost), il basso di Dennis Ward (Place Vendome, D.C. Cooper, ex Pink Cream 69), Gus G. offre brani molto diversificati: non uno stile unico espresso in miriadi di forme, piuttosto interpretazioni diverse, tendenze diverse… quasi come se “Quantum Leap” fosse una compilation di brani strumentali ideati ed eseguiti da diversi chitarristi di alto livello. In questo album Gus G. ha sostituito la voce con la chitarra, lasciandosi andare a brani energetici, curati, intensi, sempre attraenti, brani nei quali il virtuosismo e la tecnica fine a se stessi non sono la componente principale, piuttosto un poderoso sostegno, un elemento che eleva le canzoni, che le rende estremamente tecniche ma anche infinitamente fruibili, godibili, coinvolgenti. Come ciliegina sulla torta, la release offre, oltre ai nuovi brani, un secondo disco con canzoni dal vivo registrate a Budapest, comprese “Force Majeure”, alcuni brani da “Fearless”, la cover di “Cold Sweat” dei Thin Lizzy e quella di “Money For Nothing” dei Dire Straits. Musica di altissimo livello, capace di stimolare i palati più delicati ed esigenti, ma anche di appassionare chi si ama farsi trasportare da sonorità irresistibili, da arrangiamenti avvolgenti, da brani cathcy… senza il vincolo restrittivo di un album strumentale fine a se stesso.

(Luca Zakk) Voto: 9/10