(Nordvis Produktion) Si ripetono gli svedesi Jordfäst: due soli lunghissimi brani in questo secondo disco… esattamente come successe in occasione del precedente “Hädanefter” (recensione qui). Black metal. Introspezione. Episodi di violenza. Mid tempo incalzanti, divagazioni suggestive fino ad essere pericolosamente catchy. Teorie ecclesiastiche e corali, impeti folk pregni di energia tellurica, la purezza della rabbia del black metal. L’energia di un eretismo pagano immenso, il quale abbraccia tanto growl quanto un cantato corale e in qualche modo tradizionale. “Abortologen” e “Kom eld, kom regn”, entrambe con imprevedibili sentieri stilistici e seduzioni accentate da uno story story telling identificativo, conducono attraverso le vicende narrate. Dal black cadenzato al black cinico e quasi avant-garde. Dal black classico al black tagliente e intrigante. Ancora una volta un disco penetrante con una registrazione perfetta, una registrazione che esalta i momenti, i quali andrebbero tutti esplicitamente e pericolosamente celebrati!

(Luca Zakk) Voto: 9/10