(Les Acteurs de L’Ombre Productions) A poco più di un anno dal debutto (qui), il progetto del francese Spellbound, il vocalist degli Aorlhac, torna con un nuovo album e con una line up rinnovata la quale vede Alex G. (Aorlhac, Altaïr, Ritual Knives) al basso, Alexis S. alle chitarre e Ben L. alla batteria. Il black metal diventa sempre più marginale, anzi, si evolve, si fonde, rendendo i Jours Pâles difficilmente collocabili: emerge metal, rock, dark rock, goth, black ed un’altra mezza dozzina di varianti stilistiche, dalle quale l’artista attinge con libertà e fantasia per conseguire quel suo obiettivo sempre e comunque impattante. Basta ascoltare la opener “Jour de Pluie, Jour de Fête” per rendersi conto di quanto eclettico sia diventato il sound di questa band: linee vocali disperate ed aggressive, un incedere che a tratti strizza l’occhio al melodic death svedese, per poi rivelare una vena progressiva incredibile, passando attraverso momenti teatrali nei quali i testi in lingua madre si rivelano estremamente efficaci. Anche “Saint-Flour Nostalgie” gioca con un parallelismo tra black e death melodico, mentre “Ecumante de Rage“ offre una chitarra solista favolosa in un brano che continua a riservare cambi tematici ricchi di sorprese perfettamente combinate tra loro. Favolosa la title track: un groove micidiale, una chitarra super melodica e teorie ritmiche prive di qualsivoglia pregiudizio. Immensa la disperata malinconia di “Saturnienne Lassitude”, contorta e pulsante “Hâve”, suggestiva la lenta e pungente “Ode à la Vie (Chanson pour Aldérica)”, mentre appare meravigliosamente fuori controllo “Dose(s)”, prima della lunga, conclusiva e nuovamente imprevedibile “Les Feuilles Tombent”. La copertina di Niklas Sundin (Dark Tranquillity) esalta il concetto del disco, ovvero una personale rappresentazione di un mondo moderno psicotico, distimico, freddo, meccanico, profondamente disilluso, un mondo dominato da politiche della paura affiancate da finti appigli creati da mass media e social media, un mondo nel quale una società ormai mefistofelica vaga senza speranza, senza senso, senza punti di riferimento, senza meta alcuna.

(Luca Zakk) Voto: 9/10