(Les Acteurs de L’Ombre Productions) Jours Pâles è il nuovo progetto del francese Spellbound, il vocalist degli Aorlhac (qui il loro ultimo lavoro con la stessa label). In verità il progetto non è proprio nuovo in senso stretto, in quando nasce dalle ceneri -o da una evoluzione- del progetto denominato Asphodèle, il quale ha pubblicato un solo album intitolato guarda caso… “Jours Pâles” (recensione qui). Per qualche ragione gli Asphodèle si sono sciolti ma Spellbound ha voluto continuare il percorso, evolvendo il suono e dando vita a questa nuova realtà la quale sulla carta pare essere una one man band, ma di fatto lui si occupa di composizione, testi e voce ospitando quindi un ricco ventaglio di collaboratori ed ospiti. La line up, infatti, comprende James Sloan, il chitarrista degli Uada, Christian Larsson al basso, già negli Asphodèle oltre che ex-Shining, ed il batterista Phalène. Anche il comparto ospiti si rivela interessante, visto che tra questi emerge Sylvain Bégot (Monolithe) alla chitarra solista, mentre tra le voci spiccano Lilas Ondine Dupont dei Silhouette e Graf dei Psychonaut 4. Con questo nutrito pacchetto di artisti, il nuovo debutto si rivela interessante, contorto, oscuro e a tratti inquietante: non si tratta di black metal, anche se un’aura del genere è sempre presente; è anche troppo metal per essere dark rock, ,a troppo dark per essere metal… dando vita ad un senso musicale eclettico e travolgente tale che l’unico elemento comune tra i nove brani è quel senso di bellissima malinconia tetra, sferzata da pochi dettagli di tonalità chiara… pallida, come quei ‘giorni pallidi’ celebrati dal moniker. Apre con un bellissimo riff hard & heavy “Illunés”, linee di basso calde, chitarre taglienti verso una progressione ricca di black in chiave dark wave, con cambi di rotta repentini verso un abisso di disperazione senza fine. “Aux Confins du Silence” è impetuosa, è black, è black’n’roll, mentre “Ma Dysthymie, Sa Vastitude” si rivela introspettiva, ricca di spoken vocals, arpeggi pregni di tristezza, con un crescendo dominato dalla rabbia il quale esplode verso una tendenza gothic death/doom. Molto bella “Le Chant Du Cygne”, un brano con riff che possono essere un punto di convergenza tra Iron Maiden a Satyricon, in un labirinto di varianti verso ira, poi trionfo ed infine una possente nostalgia. Coinvolgente la performance della vocalist Lilas Ondine Dupont su “Éclamé”, una canzone che improvvisamente si abbandona a una cavalcata heavy/back ricca di intermezzi intensi, cambi di scena, di melodie di chitarra sempre in uno stile con radice maideniana. “Éclosion” spazia dal metal al post black, mentre “Suivant L’astre” è più irruenta ed esaltata da un senso di drammaticità. “Des Jours À Rallonge” regala tocchi di pianoforte, un groove incalzante travolto dalla voce disperata di Graf (che qui canta in francese), prima dello stupendo strumentale conclusivo “C2H6O” (Etanolo/etere dimetilico), un po’ ambient, un po’ black/rock malinconico. Con “Éclosion”, con questo fiorire, con questo nascere e sbocciare Florian, in arte Spellbound, urla una dichiarazione d’intenti forte e chiara, per ricollocarsi, assestarsi e trovare posto in un mondo a pezzi e dominato dalla confusione. Un nuovo progetto, una fuga, una morte ed una rinascita. Come Spellbound stesso dichiara: ‘Al sicuro dal mondo, in attesa della fioritura finale, così è nato Jours Pâles…’.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10