(Napalm Records) Tutti ci stiamo augurando quel che vogliono i tedeschi Kissin’ Dynamite con questo lor settimo album in studio: ‘Make Stadium Rock Great Again in 2022’! Si, perché a questo punto, non importa se sei uno sleazer, un rocker, un blackster, un thrasher… quel che vuoi è che i concerti tornino, quelli piccoli ma soprattutto quelli grossi, quelli da arena, da stadio, quelle giornate sotto il sole, nel casino di un festival, band dopo band, birra dopo birra! Che poi il rock da stadio è sempre stato quello dei Kissin’ Dynamite, i quali con la loro impostazione hard rock classica rivista da sonorità moderne, hanno sempre regalato hook memorabili, riff super catchy ed un look che porta all’odierno quello dei grandi degli anni ’80! Dopo anni con AFM e il precedente capitolo con Metal Blade (recensione qui ), questo nuovo “Not the End of the Road”, dal titolo molto simbolico, è il primo disco con la Napalm Records, un nuovo patto di sangue, una nuova complicità per andare avanti, per buttare ulteriore benzina sul fuoco dell’hard& heavy, del glam, di quel hard rock che continua a rifiutare la morte! Subito d’impatto la title track in apertura: si sentono i Bon Jovi che ormai abbiamo perso da decenni, c’è un hook con un groove granitico, un ritornello da urlare e dalle parte degli assoli l’orgasmo è garantito! Iper classica e grandiosa “What Goes Up”, provocante e brillante l’incalzante “Only the Dead”, tra i migliori pezzi del disco! “Good Life” (con ospiti Saltatio Mortis / Alea, Guernica Mancini & Charlotte Wessels) è un piccolo capolavoro di melodia, armonia e seduzione sonora di altre meravigliose epoche, mentre “Yoko Ono” inietta quel divertimento unico, quella connessione orientale che è sempre stata tanto cara al genere! Irresistibile la power ballad “Coming Home”, frizzante e grintosa “All for a Halleluja”, stuzzicante la tuonante “No One Dies a Virgin”, traccia arricchita da un’elettronica intelligente e coronata da un refrain incontrollabile. La ballad sciogli-femmine ovviamente non manca e si intitola “Gone for Good”, mentre c’è quella favolosa sensazione di rock dannato con le pulsazioni di “Defeat It”, altro pezzo con un ritornello penetrante. In chiusura la suggestiva “Voodoo Spell” e la struggente “Scars”, un capolavoro di ballad per arrangiamenti e progressione. Con una produzione firmata Jacob Hansen (Volbeat) “Not the End of the Road” è potente, energetico, divertente, anche se emerge l’atmosfera del momento e, in qualche modo, si percepiscono tratti più oscuri, più malinconici, i quali comunque garantiscono emozioni e sensazioni uniche, grandiose… ripetibili solo dal vivo, con volumi infiniti, un fiume di gente ammassato, senza distanze, senza paure, senza regole e senza limiti.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10