(BlackSeed Productions) Debuttano gli svedesi Lepra, aggiungendosi alle altre quattro bands con questo nome in Svezia, oltre ad un’altra decina di omonimi sparsi in giro per il pianeta); un mini-album, quattro brani, venticinque minuti… ma fin da subito super convincenti, tanto che l’etichetta spagnola esce subito sia su CD che su vinile (senza contare la cassetta che viene pubblicata dall’americana Stygian Black Hand), a conferma di una buona previsione relativamente all’interesse che questo giovane progetto potrebbe suscitare. È black (e death) svedese anni ’90, le influenze di Dissection, Watain o Dismember non sono certamente celate, ma i Lepra sono più atmosferici, più oscuri in senso avvolgente, anche grazie a bellissimi passaggi acustici e all’uso intelligente di tastiere ed effetti. “Where Despair Has Made Its Home” è meravigliosamente old school anche dal punto di vista della registrazione, con quel rullante invasivo sicuramente irresistibile, mentre la lunga “In Silence She Lay Still” riesce a sedurre, grazie ad un riff ipnotico, un mid tempo ricco di senso epico e quella divagazione acustica dal sapore progressivo. L’atmosfera del disco è alimentata da suoni naturali su “Morning Mist Horizon”, un lungo interludio che trascina con delicatezza verso la conclusiva “Endless Crimson Dawn”, traccia tanto aggressiva quanto sensualmente introspettiva. Ci sanno fare questi Lepra, ci sanno fare per davvero. Il loro black è personale, offre originalità, è suonato bene e pure registrato in modo da far sentire bene ogni suono, pur mantenendo quel favoloso gusto vintage, quella sensazione di demo registrato in qualche cantina maleodorante nel bel mezzo dell’incontenibile energia creativa della Scandinavia degli anni ’90.
(Luca Zakk) Voto: 8/10