(Emanzipation Productions) Poco più di due anni fa i Lotan hanno pubblicato il primo album omonimo, QUI recensito, dallo stile dirompente e oggi invece i danesi si ripresentano con un suonare non completamente furioso. Alfieri del blackened death metal, i Lotan sono una prosecuzione di certe atmosfere dei Behemoth, nonché esecutori di fughe improvvise e violente, ma non estese, che rievocano occasionalmente Belphegor e Hate. Il loro suonare in “Yetzer Hara” però è pulito e ordinato, avallato da una produzione precisa che non tralascia sbavature, situazione perfetta per una band che al di là delle derivazioni, risulta abile nell’arrangiare con cura le proprie composizioni. Nonostante dei riff semplici e un drumming abile nell’accompagnare e sottolineare i cambi, i Lotan producono alcuni momenti di grande presa in “Yetzer Hara”, come nei passaggi tra una sorta di black and roll e il melodic death metal, come avviene in maniera più estesa in “Crown of Rope”, oppure nel pendere con equilibrio tra death e black metal nel corso di alcuni pezzi, tra i quali “Minenwerfer”.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10