(My Kingdom Music) Un universo sonoro multiforme “Sounds of Dark Matter”. Gli svizzeri Nightshade sono in attività dal 1998 e precisamente dal giorno di Halloween di quell’anno, successivamente però hanno poi conosciuto una battuta d’arresto. Sempre ad Halloween ma ventidue anni dopo la band risorge. Thomas W, multistrumentista, e David G. alla voce, tirano fuori un nuovo album dalle sembianze molteplici. Industrial, symphonic, blackened death metal, thrash, gothic e forse anche new wave, sono tutti elementi di stile che compongono le fondamenta di “Sounds of Dark Matter”. L’industrial, blando o poderoso che possa essere durante l’album, viene potenziato da sintetizzatori di natura orchestrale oppure di taglio dark wave, ambient e roba del genere. L’impianto metal è poderoso ma levigato e i generi toccati sono già stati elencati. L’opener “Set To Destroy The Heart Of The Sun” è interessante e la sua coda conclusiva è un rock psichedelico che cita i Pink Floyd di fine anni ’60. Del resto il titolo è un chiaro riferimento a una canzone del secondo album della storica band inglese. Diverse le sembianze altrui rintracciabili nell’album. I Samael per esempio e certi riff oscuri ma pesanti alla Limbonic Art che sorgono in giro. “New Era” è una composizione che fonde industrial e aspetti di atmosfera e jazz. C’è una bellissima cover dei Kovenant, un nome scelto non a caso visto il territorio sperimentali degli svizzeri, cioè “Chariots of Thunder”. “Zero Matter Gravity” è una fusione tra new wave, industrial e blackened death metal. Ad ogni modo l’album dall’opener “Set To Destroy The Heart Of The Sun” alla conclusiva ed apocalittica “A Call From Distant Skies” non spreca nulla. Ogni passo anche se eccentrico rispetto a quanto lo precede o segue, viene piazzato con una cura e creatività non trascurabili.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10