(Season Of Mist) Torna il duo composto da Xenoyr (Ne Obliviscaris, Antiqva, Spiine) e Tentakel P (Todtgelichter, Enmerkar), a tre anni dal debutto rappresentato da quel megalitico “Solar Spectre” (recensione qui); torna quel black metal serrato, estremo, freddo, disturbante, un black metal radicato negli anni ’90 ma esaltato -quando non devastato- da una immensa dose di elettronica, così tanta e massacrante da far sembrare il sound di generi come l’industrial black metal un qualcosa di più carnale, più organico. Questa volta il concept trasformato in sensazioni musicali non è un viaggio spaziale, bensì un viaggio temporale, partendo dal caos e dalla violenza del Big Bang, attraverso l’espansione dell’universo, verso la vita sulla terra e lo sviluppo della civiltà umana… puntando poi dritto verso l’inevitabile epilogo, verso la fine dell’universo stesso con tutto ciò che esso contiene. La continuazione, dunque, di questa disperata rappresentazione del vuoto totale, tanto che anche questo album fu scritto all’epoca del precedente, forse per unire quel vagabondaggio nello spazio prima e nel tempo poi… due concetti che nell’immensità dell’universo si fondono verso una unica grandezza. Gli ospiti non deludono, infatti ci sono le voci di Adrienne Cowan (Seven Spires / Avantasia), di Lindsay Schoolcraft (Antiqva/ ex Cradle Of Filth), di András Nagy (Sear Bliss) e Marta J. Braun (Todtgelichter / Vyre). “The Anticurrent” è inospitale. È sonoramente violento. Scatena ansia, scatena instabilità mentale, alimenta i peggiori incubi, ma è capace di riservare sorprese assurde, come potrete gustare nell’imprevedibile “Banish Us From Eden”. Quasi cinquanta minuti (cover bonus escluse) di devastazione geniale, di musica concepita in un modo sicuramente molto lontano da qualsivoglia metodo tradizionale. Musica che emerge da stati psichici alterati, da una perversione profonda, da una fantasia semplicemente sconfinata, musica che si espande, che si evolve, che si trasforma con una l’instabilità tipica di misteriosi buchi neri che si annientano l’un l’altro verso una distorsione spazio temporale apocalittica. E le cover, cosa ormai abituale per gli Omega Infinity? “Night Journey” dei Sear Bliss e “Ye Entrancemperium” degli Emperor… entrambe risucchiate in quella negazione della materia rappresentata dal vuoto assoluto che questa band riesce a concepire!

(Luca Zakk) Voto: 8/10