(Silver Lining Music) Implacabili. Instancabili. Il favoloso quarto album “Lotus” (qui) nel 2019, poi il superlativo “Imperial” (qui) nel 2021 e, per chiudere il cerchio, anche un live, “Atlantis”, l’anno scorso (qui); ed ora un nuovo imponente disco, il quale conferma che questa macchina creata da Martin Lopez e Joel Ekelöf funziona… e funziona alla grande! “Memorial”, come sempre, è introspettivo, filosofico, una infinità di domande che attendono risposta… una risposta che solo la dimensione incomprensibile dell’agire umano può celare dentro il suo impenetrabile guscio. “Sincere” apre l’album con potenza heavy e divagazioni che solo la poesia dei Soen è in grado di materializzare. Bella “Unbreakable”, già più sognante, più atmosferica, comunque graffiante e con un favoloso abbinamento delle voci sul finale. “Violence” è pulsante, è oscura, è anche dark wave; “Fortress” ha linee vocali provocanti ed una chitarra granitica la quale si lascia andare a momenti solisti d’assoluto impatto. “Hollowed” si rivela monumentale, struggente, impattante, con la favolosa voce dell’ospite Elisa, verso quel duetto, verso quegli organi, quelle linee di basso. La titletrack è tagliente, sferzata da un riff micidiale, con il vocalist che si spinge oltre senza tralasciare quella dimensione malinconicamente poetica che il suo skill riesce sempre ad offrire. È decisamente heavy “Incendiary”, “Tragedian” è intima, è proggy, è bluesy, mentre toglie il respiro “Icon”, per il suo incedere nervoso e per le sue evoluzioni progressive, prima della conclusiva e struggente la bellissima ballad “Vitals”. Un disco con un approccio sicuramente più pesante, più immediato, più rabbioso… anche per la consistente componente sociale legata all’attualità internazionale che i testi descrivono, mettendo sempre i Soen in prima linea per argomenti come diritti umani e uguaglianza sociale, cercando portare le persone ad aprire gli occhi, a pensare, tirandole fuori dal quello stato di intorpidimento mentale che provoca cecità, che non fa rendere conto di quel che ci succede attorno solo per il semplice fatto che non succede ‘qui’. Ma come Martin stesso dichiara: ‘io sono un batterista, e Joel è un cantante… ma almeno abbiamo un microfono, il quale va usato per dire per dire qualcosa!’. Ecco, questo “Memorial” ha davvero tanto da dire, tantissimo. Basterebbe saper ascoltare.

(Luca Zakk) Voto: 9/10