(Hammerheart Records) Ricordate i Lunar Aurora? Il duo bavarese che concluse il suo viaggio con il favoloso “Hoagascht” (recensione qui)? Questo nuovo progetto è concepito per mano di uno di quei due -Aran- all’anagrafe Benjamin König, che di quel progetto black metal è stato fondatore e principale compositore. Con questa nuova entità, con i Sun After Dark l’artista rimane in ambiti molto oscuri, ma li lascia andare verso innumerevoli e geniali direzioni, dal folk alla mitologia, dal metal classico a quello più moderno, passando per dark, black e hoth, con una ampiezza di range vocali (dal growl al baritono) impressionante. Un disco atmosferico, suggestivo, misterioso, con testi in inglese, in tedesco e pure in dialetto bavarese (tanto per non perdere quel buon vizio proveniente dai Lunar Aurora). Subito imponente e imprevedibile “Dawn and Dirges”: quasi un punto di incontro da Therion e black/dark metal, cosa deliziosamente ricorrente in questo album. “Waidmanns Hoffnung” è provocante nel suo incedere e sorprendente nella componete teatrale, contorta e cosmica “Schlittenfahrt”, pezzo che va oltre i limiti di tutti i generi che questa band riesce a mescolare assieme con sublime disinvoltura. “Burning Blue” mescola le voci con fare intimidatorio, dando vita ad una traccia che cita ancora i Therion, ma anche i Rammstein, oltre che certe epoche dei Celtic Frost, sfociando in un goth-ambient atmosferico ed elettronico. Heavy, cattiva e ultra moderna “Näbe”, immensa nella sua oscura delicatezza “Leaving Metropolis”, prima della conclusiva “Antarctic Morning”, un brano mastodontico, incredibilmente cathcy, trascinante, pulsante, meravigliosamente ossessivo. Nonostante Benjamin sia un vocalsit e un polistrumentista, ha deciso di coinvolgere una squadra di pezzi da novanta: Matthias Landes (ex Dark Fortress) alla batteria, mentre le voci sono di Thomas Helm (Empyrium), Martin Falkenstein (Mosaic, Seremoni, Ysengrin) e il mitico Matthias Jell (Gràb, Eudaimony e primo vocalist dei grandi Dark Fortress)… oltre all’ottima violinista Katrin Rohde. Un progetto ambizioso, curato, intenso, emozionale, stimolante, tanto tetro quanto sensuale. “Tatkraft”, ovvero ‘Energia’, è un disco incredibile, ricco di sorprese, geniale, eclettico, reso poi impattante con la produzione di Victor Bullok (Triptykon)!
(Luca Zakk) Voto: 9/10