(Nuclear Blast Records) Passa il tempo… ed anche gli inglesi Svalbard vantano oltre un decennio di attività, il quale li porta al quarto album in studio. Sono etichettati post-hardcore, ma è molto presente la componente shoegaze nella loro musica, oltre ad appesantimenti tipicamente black, tanto da farli paragonare spesso ai mitici Alcest… cosa della quale la band di Bristol può solo andare fiera. Primo album con la Nuclear Blast, un disco aggressivo ma ricco di bellissima malinconia, con canzoni che toccano ogni sorta di disturbo mentale generando una valvola di sfogo poderosa e liberatoria. “Faking It” in apertura è forse il brano che più connette con le loro radici post-hardcore, per un disco che poi inietta death drammatico, black e -in un crescendo sublime- quella componente tetra e rilassante tipica dello shoegaze, come confermano tracce quali la bellissima “Lights Out” o la superlativa “How To Swim Down”. La band vanta sempre l’accoppiata Serena Cherry/Liam Phelan al microfono e pezzi quali “Defiance” creano uno spazio stupendo per la voce di lei, innalzando ancora di più quella componente eterea tipica appunto dello shoegaze. Introspettiva ma anche lacerante “November”, con la recitazione di Serena che rende il tutto ancor più delicatamente decadente, intima “Pillar In The Sand”, angosciante e pregna di disperazione la conclusiva e travolgente “To Wilt Beneath The Weight”. Due anni per la composizione di questo “The Weight Of The Mask”.Un album che come tanti si inoltra, usando la musica pesante, dentro quell’abisso mentale chiamato depressione; solo che in questo disco c’è un maggior vigore, un maggiore dispiegamento di forze: contemporaneamente c’è un abbandono alla spirale discendente della malattia e una energia sovrumana di contrasto, di ribellione… quasi se ogni momento dell’album volesse contenere ed esprimere l’essenza dell’infinta lotta tra le due forze le quali sono per definizione in costante contrapposizione. Ecco quindi che gli Svalbard sembrano avere una marcia in più, tanto che questo quarto lavoro scava molto in profondità, scolpendo con accuratezza e vena poetica le sembianze del principale nemico della mente umana.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10