(Prophecy Productions) Non solo fanno doom ortodosso, lento, sulfureo e pesante, ma c’è pure quel vocalist -Thomas Ott- il quale non può non far pensare a mostri sacri quali come il mitico Chritus… portando quindi il sound nei territori dei Lord Vicar, in primis, ma anche dei leggendari Saint Vitus e, ovviamente, indietro nel tempo fino ai Black Sabbath. Si, perché questa band svizzera, al secondo appuntamento, non cerca divagazioni strane, anzi (e per fortuna!) resta fedele al vero doom, a quello lacerante, che va nel profondo, che odora di zolfo, che lascia aleggiare attorno un velo di perversione demoniaca, dannata, maligna. Tuttavia, essendo svizzeri, seguono le orme dei loro connazionali nei rispettivi generi -Celtic Frost e Coroner principalmente- riuscendo ad aggiungere un tocco speciale, personale, identificativo… a volte nemmeno così chiaro o evidenziabile (come il trombone ospite in ben tre brani), ma sicuramente presente esplicitamente e con un incedere tuonante. Andando oltre la musica, cercando un po’ più nel fondo, ecco che tutto si spiega, che tutto sembra avere una sua logica deviatai: tra i membri fondatori della band troviamo Martin E. Ain (deceduto nel 2017) anche co fondatore con Tom G. Warrior proprio dei Celtic Frost… mentre tra gli ex membri dei Tar Pond troviamo pure Tommy T. Baron (qui comunque presente come curatore di registrazione e mix), axe man dei Coroner fin dal 1985… mentre proprio un ex Coroner, Marquis Marky, è in line up dietro le pelli. Confusi? Me lo immagino. Ma basta abbandonarsi a questi cinque maestosi brani per andare oltre, per farsi avvolgere in una insalubre nebulosa sulfurea, dentro impenetrabili fitte nebbie, risucchiati in un’oscurità talmente intensa da assorbire il significato stesso della parola ‘luce’. Dolore, dannazione, condanna, decadenza: in una parola il puro Doom, qui concepito in forma semplicemente magistrale, assurdamente perfetta, mostruosamente coinvolgente! Disco da ascoltare a volumi illegali, disco che poi va ascoltato ancora… ed poi ancora… fino alle malsane catacombe dell’eternità

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10