I Marduk sono instancabili. Sempre in tour. Sempre in giro. Ho letteralmente perso il conto di quante volte io li abbia visti dal vivo, in Italia ed all’estero.

Vivono forse in un tour bus? Avranno venduto casa e comprato un camper? Non lo so. Però a casa credo ci siano molto, molto poco.

Comunque, si tratta di una band in giro dal 1990, ovvero da ben 34 anni! Così su due piedi si pensa che il black sia materia di gioventù, ma poi ti ritrovi, con le tue quattro o cinque decadi sulle spalle, alla performance di gente circa tua coetanea… e, cosa interessante, sembra che nessuna delle parti sia intenzionata a mollare.

Aprono i Doodswens, subito poderosi; una band strana… in curriculum hanno un demo, uno split, un solo disco e pure un recente live… cosa particolare per una band così giovane: di solito i live li pubblichi quando hai un certo successo ed una certa carriera dietro le spalle! L’altra peculiarità non è solo che hanno una cantante impegnatissima nel suo scream/growl, ma anche il fatto che questa sieda dietro la batteria, dando vita ad una impostazione live tutt’altro che tradizionale, anche se molto avvincente.

 

Foto: Monica Furiani Photography

Se la band olandese ha impostato l’atmosfera black della serata, ecco che arrivano gli Origin, i quali si preoccupano di animare il pubblico! Dopo una prima canzone senza concreti risultati, il vocalist inizia ad istigare, a provocare e scatenare il già folto pubblico, praticamente obbligandolo a scatenare il pogo, unica reazione valida alla potenza sonora della band americana: basta guardare -solo guardare- come suona il bassista per capire quanta maestria esecutiva venga concentrata in quei BPM esagerati, in quel brutal death metal ultra tecnico!

Foto: Monica Furiani Photography

E i Marduk? Colossali come sempre. Immersi in una nube sulfurea illuminata da diaboliche luci rosse, la band di Morgan, con il dominio del palco di Mortuus, si scatena in una set list micidiale, con brani classici e recenti, generando una tale devastazione la quale, grazie ai decenni di esperienza, è ormai un’arma super collaudata e dannatamente efficace. Concerto esaltante, da gustare, da percepire! Ma mentre osservo l’abilità del nuovo bassista live, Simon Wizén (anche chitarrista e vocalist dei Valkyrja) c’è un’altra cosa che attira il mio sguardo: la prima fila.

Foto: Monica Furiani Photography

Sono passati i tempi di noi ragazzini scatenati, noi ventenni in missione di devastazione in occasione di questa ondata di black metal proveniente dalla fredda Scandinavia!

Erano gli anni ‘ 90, ma ora siamo una generazione ormai cresciuta, lontana dalla forza e dalla furia di quell’età senza sonno. Noi che eravamo quei giovani, ormai siamo cresciuti, siamo i padri di mezza età che al Revolver Club erano rigorosamente presenti sotto il palco, come venti o trenta anni or sono, ma questa volta con i figli e le figlie in stato di devozione… portando avanti la tradizione di famiglia! Sono loro ora i nuovi ventenni, sono loro ora quelli scatenati! È un passaggio del testimone. È una favolosa continuità storica, mentre zio Mortuus urla nel microfono concetti sul come sciogliere le ali di ogni angelo o sul come rivendicare la corona in questo mare di morte.

Camminando verso i quattro decenni di storia, con una fanbase fedele fino al punto di crescere, fare figli da far a loro volta crescere, per poi ritrovarsi tutti assieme sotto il palco dei Marduk a saltare come pazzi con brani quali “The Blond Beast” o a cantare con inni quali “Panzer Division Marduk”, sempre ‘contro il cristianesimo e la vostra umanità senza valore’.

Se questa non è una vara pagina di storia…

Certo, è già successo con bands storiche: Iron Maiden, Europe, Black Sabbath, Metallica… ma risulta impattante percepire questa condizione nell’ambito del furibondo e devastante mondo del black metal.

Eppure, a me non sembra che siano passati tutti questi anni. Non vedo la differenza tra il me attuale e quello ai primi concerti della band svedese; e, a giudicare da quello che si vede sul palco, nemmeno i Marduk si sono accorti del passare del tempo! Probabilmente ce ne fottiamo: neghiamo un sacco di roba normale per la gente normale, per quale motivo non dovremmo prenderci il lusso di negare anche il tempo?

(Luca Zakk)