(Oblivion/SPV) Con il loro approccio negativo, la loro in qualche modo venerazione e rispetto per la morte, gli svedesi Then Comes Silence giungono al quinto album. Siamo sempre in un contesto gotico e dark wave, ma più rock’n’roll rispetto all’ottimo precedente “Blood” (recensione qui), quasi una svolta rispetto al passato, anche segnata da avvicendamenti nella line up oltre che al cambio intenzionale dell’etichetta: sembra infatti che la pressione generata con la visibilità acquisita grazie a Nuclear Blast, facesse pagare alla band un prezzo pesante, il prezzo della fama la quale a volte può contrastare con la creatività e la libertà dei musicisti. Una specie di nuovo inizio che si lascia andare con brani meno estremi e più musicali, sempre dannatamente oscuri, ma più passionali, più intensi… più sinceri. Se “Blood” era un po’ Type O Negative ed un po’ Prodigy, il nuovo ha un’apparenza più semplificata, melodica, emergono spunti dei The Mission, il gothic rock non è più la regola principale, ma non mancano soundscape drammatici e pregni di inquietudine. Decadente ma ricca di vibrazioni “We Lose The Night”, più nervosa “Devil”, tetra la provocante “Dark End”, canzone con un ritornello accompagnato da un bellissimo groove. Più dissonante e molto remotamente industrial “I Gave You Everything”, avvincente il duetto con voce femminile sull’apocalittica “Ritual”. Ipnotica “Apocalypse Flare”, tendenze pop con “W.O.O.O.U” mentre emergono sonorità ottantiane con una pulsazione post fine del mondo su “In Your Name”. È irrequieta e priva di luce “Glass” con la sua coinvolgente linea di basso. Cambio di ritmo con la delicata e sensuale “Kill It”, canzone che comunque pone degli accenti rock intensi, seguita dalla conclusiva “Cuts Inside”, la quale è deliziosamente tenebrosa, fa riaffiorare The Mission e diffonde energia sferzata da una ritmica sussultante. Equilibrio. È questo quello che la band ha trovato. Un equilibrio musicale tra diverse sfumature di oscurità, un’oscurità che ridipingono, impostano dal principio, ricreano da zero.

(Luca Zakk) Voto: 8/10