(InsideOut Music) Complessi, poetici, ispirati. Giungono al settimo sigillo i Toundra, il gruppo prog/post metal band strumentale spagnolo che solo due anni fa aveva dato i natali al favoloso “Das Cabinet des Dr. Caligari” (recensione qui). Un passo avanti, una riflessione profonda, poesia per l’appunto, poesia senza parole, piena di note, di armonie, di melodie, di progressioni, di sogni sonori intensi, carnali, ricchi di vita, di speranza, di dimensione onirica, di puro sogno. Un album con una impostazione strana, almeno secondo i canoni del mercato discografico: un lungo singolo in tre capitoli che occupa oltre venti minuti, seguito da quattro brani indipendenti, un po’ andando in senso contrario al precedente lavoro il quale era, a tutti gli effetti, un concept. “El Odio”, nelle sue tre parti, mette in musica con suoni sublimi una profonda riflessione sull’essenza dell’odio, quell’odio che domina le nostre esistenze fin da giovani, da quando iniziamo a sentirci ribelli, da quando diamo vita a tendenze e musica che vanno contro ogni tipo di sistema o di regola; ma quell’odio, un giorno, può ritorcersi contro diventando l’essenza della divisione (cosa che sia noi che la band possiamo vedere benissimo in questo periodo assurdo), divenendo l’essenza di ogni forma di distruzione, di razzismo, di intolleranza, una condanna per chi segue, per chi verrà dopo… per i nostri figli. L’odio è, come lo è sempre stato, la pesante eredità che ogni generazione lascia a quella che segue… questo ‘sentimento’ autodistruttivo strettamente umano che non esiste nell’armonia e nell’equilibrio del mondo animale. Tra impulsi post metal, progressioni di sublime fattura, un groove costante e magnetico, “El Odio” porta dentro un mondo diverso, un’ambientazione sonora unica, poi più profondamente esplorata con la contorta, imprevedibile e per certi versi sperimentale “Ruinas” (‘rovine’, forse l’unico lascito dell’odio), un percorso che continua con sensualità grazie ai loop di chitarra della sognante e suggestiva “La Larga Marcha” (‘Il lungo cammino’, forse quello che dobbiamo ancora fare per evolverci come specie senziente). Ancor più sperimentale “Watt”, il primo brano scritto per questa release, quasi il ‘La’ per tutto il resto, un pezzo con un groove esplosivo, un crescendo accentato da un dinamismo tuonante, scale musicali meno convenzionali, più etniche… con quel sassofono immenso, in grado di iniettare un senso di drammaticità unico, impareggiabile, indimenticabile. L’episodio si chiude con la fine, “Fin”, traccia quasi ambient, una malinconia spettacolare che si diffonde con passione nell’etere, accompagnando l’ascoltatore per mano, verso la fine del viaggio, la chiusura del capitolo, verso la prossima sfida.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10